Il rispetto per la privacy ''è scritto nel nostro Dna'', se la collaborazione con Facebook ''avesse significato cambiare i nostri valori non l'avremmo fatta''. Lo scrive sul blog di WhatsApp il numero uno della società, Jan Koum, per rassicurare quanti temono ripercussioni sulla riservatezza dei dati dopo l'acquisizione del servizio di chat da parte di Facebook. Koum ricorda di essere nato in Ucraina e cresciuto nell'Unione sovietica: ''so cosa vuol dire non poter comunicare liberamente''.
Il ceo di WhatsApp sottolinea che l'attenzione di media e pubblico sull'acquisizione da parte di Facebook (che ha sborsato la cifra record di 19 miliardi di dollari) ha portato con sé oltre al clamore anche informazioni inaccurate e ''irresponsabili'', che ''spaventano gli utenti'', e per questo vuole chiarire una volta per tutte la posizione dell'azienda sulla privacy. ''Abbiamo realizzato WhatsApp con l'obiettivo di sapere il minimo possibile dei nostri utenti: non devono comunicarci il nome, non chiediamo l'indirizzo e-mail e nemmeno data di nascita e indirizzo - spiega Koum -. Non sappiamo dove lavorano, le loro preferenze, cosa cercano online e non raccogliamo dati Gps sulla loro posizione. Nessuno di questi dati è raccolto o immagazzinato da WhatsApp e non abbiamo intenzione di cambiare''.
L'intervento di Koum arriva a ridosso delle proteste di organizzazioni a tutela della privacy che hanno chiesto alle autorità statunitensi di bloccare l'acquisizione sostenendo che Facebook ha disatteso la promessa di non usare i dati dei suoi utenti a scopo pubblicitario e temendo possa fare lo stesso con i dati degli utilizzatori di WhatsApp.
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