Per la prima volta, l'organizzazione no-profit che sviluppa e gestisce Signal ha svelato i costi dell'app anti WhatsApp, pari a circa 40 milioni di dollari, destinati a diventare 50 milioni nei prossimi due anni. Una cifra che l'omonima azienda non può sostenere da sola, tanto da chiedere l'aiuto degli iscritti. "Come organizzazione no-profit non abbiamo investitori o membri del consiglio orientati al profitto che bussano nei momenti difficili, esortandoci a sacrificare un po' di privacy in nome del raggiungimento di obiettivi monetari e di crescita" spiega la presidente Meredith Whittaker con un post sul blog ufficiale. "Invece di monetizzare la sorveglianza, siamo supportati dalle donazioni".
A seguito di un preciso elenco delle spese che Signal sostiene per mantenere il servizio, l'app chiede agli utenti un piccolo sforzo per consentire al team di proseguire nell'offerta di un servizio sicuro, che dice di essere scevro da dipendenze aziendali o governative. La cifra minima richiesta è di 5 euro.
Secondo il giornalista Kit Klarenberg, esperto di intelligence, finora Signal non ha avuto bisogno di ricorrere all'aiuto della sua community perché supportata dal governo degli Stati Uniti.
Sul suo sito, Klarenberg, ha scritto "non è mai stata riconosciuta in modo serio dai media ma l'origine di Signal come risorsa del governo statunitense è un fatto di dominio pubblico". Sin dal suo lancio, Signal è stata considerata l'antagonista principale di WhatsApp. Tra gli estimatori annovera anche Elon Musk, che nel 2021 aveva twittato: "Usate Signal". Il motivo è l'attenzione sempre votata alla privacy che aveva portato, già agli esordi, a introdurre sistemi di sicurezza come la crittografia end-to-end per rendere più sicure le chat. La stessa crittografia che solo da qualche ora è divenuta una modalità predefinita tra le conversazioni di Facebook Messenger.
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