Il negozio digitale di ChatGpt è inondato di spam e software in violazione del diritto d'autore e delle regole delle stessa piattaforma, alcuni conducono a servizi a pagamento. Lo ha scoperto il sito specializzato di tecnologia TechCrunch, che insinua dubbi sulle capacità di controllo e moderazione dell'azienda madre, OpenAI.
Il Gpt Store è stato lanciato a novembre, sulla scia del successo del chatbot di intelligenza artificiale, ed è la vetrina online degli assistenti digitali basati su ChatGpt. Il portale funziona come una sorta di app store per tutti gli individui e le aziende che vogliono offrire servizi basati sull'interazione con l'ormai noto software. La creazione di un chatbot non richiede esperienza di programmazione, fa notare il sito, e gli sviluppatori possono digitare le funzionalità che desiderano offrire nello strumento. Forse a causa della bassa barriera all'ingresso il Gpt Store è cresciuto rapidamente e ora conta 3 milioni di software Gpt, una crescita che sembra essere avvenuta però a scapito della qualità, nonché del rispetto dei termini stessi di OpenAI, afferma TechCrunch.
Secondo il sito, infatti, sul negozio digitale ci sono chatbot che possono creare immagini di personaggi Disney e Marvel, in violazione del copyright. O software che simulano conversazioni con personaggi famosi tra cui Elon Musk, Donald Trump e Leonardo DiCaprio, e l'impersonificazione è vietata dalle regole di OpenAI. Altri software ancora conducono a servizi di terze parti a pagamento e si pubblicizzano come in grado di aggirare gli strumenti di rilevamento dei contenuti AI come Turnitin e Copyleaks.
Nelle sue regole di moderazione OpenAI spiega di utilizzare una combinazione di sistemi automatizzati, revisione umana e segnalazioni degli utenti per individuare i chatbot che violano le regole. Le violazioni possono portare ad azioni contro i contenuti o un account come avvisi, restrizioni o non idoneità nell'inclusione del Gpt Store.
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