"Nemmeno la forma più evoluta di
intelligenza artificiale potrà mai sostituire l'uomo. Perché
nell'essere umano esiste qualcosa di irriducibile al sapere
delle macchine: la coscienza di sé, il libero arbitrio, il
dubbio, i sentimenti". Parola di Federico Faggin, fisico,
inventore e imprenditore, "papà" del microprocessore e della
tecnologia degli schermi "touch", che oggi a Bologna davanti a
mille studenti, in presenza e collegati, ha tenuto una lezione
magistrale di riflessione sulle sfide e le opportunità
dell'intelligenza artificiale.
"Ci viene raccontato che l'intelligenza artificiale potrà
superare quella umana. Non è possibile - ha spiegato Faggin - a
meno che non lo si acconsenta in modo passivo. Per evitare
questo rischio e far sì che l'IA venga utilizzata per il bene
comune e non per scopi di potere, occorre consapevolezza critica
e, dunque, un dialogo ancora più serrato attraverso la fisica
quantistica".
Dopo aver ripercorso le tappe salienti della sua vita
professionale, lo scienziato italo-americano - nato in provincia
di Vicenza ma da tempo residente nella Silicon Valley - ha
sottolineato: "Per anni ho inutilmente cercato di capire come la
coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici e ho
constatato che, invariabilmente, i segnali elettrici possono
solo produrre altri segnali elettrici o altre conseguenze
fisiche come forza o movimento, ma mai sensazioni e sentimenti,
che sono qualitativamente diversi. È la coscienza che capisce la
situazione e che fa la differenza tra un robot e un essere
umano. In una macchina non c'è alcuna 'pausa di riflessione' tra
i simboli e l'azione, perché il significato dei simboli, il
dubbio e il libero arbitrio esistono solo nella coscienza di un
sé, ma non in un meccanismo".
L'incontro è stato organizzato dall'Assemblea legislativa
dell'Emilia-Romagna, rivolto a 35 scuole secondarie di secondo
grado di tutte le province della Regione.
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