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Tra i giovani uno su tre non riconosce le notizie affidabili

Tra i giovani uno su tre non riconosce le notizie affidabili

Nasce l'Osservatorio permanente sulla disinformazione digitale

MILANO, 18 novembre 2024, 13:29

Redazione ANSA

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In Italia un giovane su tre non è in grado di comprendere correttamente se un'informazione online è affidabile. Un fenomeno che si aggrava se si tratta di informazione scientifica, con una diretta correlazione tra una bassa fiducia dei giovani nelle posizioni della scienza e la tendenza a credere nelle teorie del complotto. È quanto emerge dal report 'Disinformazione a Scuola', realizzato da un team di ricerca guidato dal professore Carlo Martini dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presentato in occasione del 20esimo anniversario di Havas PR, società di consulenza in comunicazione parte di Havas Group. Nell'ambito della presentazione del report è stata annunciata la nascita dell' 'Osservatorio permanente sulla Disinformazione digitale', dell'Università Vita-Salute San Raffaele.

Il report è stato realizzato su un campione di oltre 2.200 studenti di 18 scuole superiori di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. I dati mostrano come i giovani siano carenti nella corretta identificazione di notizie affidabili (32,8% per il tema ambiente e 36,9% per il tema salute). Allo stesso modo, hanno evidenziato difficoltà nell'individuare notizie non affidabili (41,3% per il tema ambiente e 35,2% per il tema salute).

"L'uso irresponsabile o distorto del digitale e dell'intelligenza artificiale oggi pone grandi minacce specie per i più giovani, profondamente connessi nelle piattaforme digitali e nei social media", ha dichiarato Caterina Tonini, ceo di Havas Creative Network Italy e cofounder & ceo di Havas PR.

"Ci troviamo in un mondo in cui informazione e disinformazione coesistono e spesso sono assolutamente indistinguibili l'una dall'altra agli occhi delle persone non esperte - commenta Carlo Martini dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Questo crea confusione e spesso danneggia anche la reputazione di chi cerca di fare informazione affdabile".
 
   

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