ROMA - Oltre al fuoco di fila delle istituzioni americane ed europee, su Facebook si abbatte anche il fuoco amico, o presunto tale, di imprenditori che grazie a Mark Zuckerberg si sono arricchiti. Sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica, il cofondatore di WhatsApp Brian Acton, diventato miliardario vendendo la sua app proprio a Zuckerberg, si è aggiunto alla movimento #deletefacebook e ha invitato i suoi follower a cancellarsi dal social blu.
Poche parole, quelle scritte da Acton su Twitter. "It is time", è tempo di farlo, seguite dall'hashtag deletefacebook che negli ultimi giorni è gettonatissimo sui social. Il tweet ha riscosso apprezzamento: in 11 ore ha raccolto 9mila like, 600 commenti ed è stato condiviso oltre 4mila volte.
Per Acton, che nel 2014 insieme all'altro cofondatore Jan Koum ha venduto WhatsApp a Facebook per 19 miliardi di dollari, la privacy sembra essere un tema importante. Un mese fa, infatti, ha investito 50 milioni di dollari in Signal, la chat che più di tutte garantisce segretezza dei messaggi.
Acton è l'ultimo di una serie di manager e imprenditori che hanno voltato le spalle a Facebook. L'elenco va da uno dei primi investitori della rete sociale, Roger McNamee, secondo cui il social ha alterato le menti a colpi di disinformazione, fino a Sean Parker, presidente di Facebook agli esordi dell'azienda, che ha denunciato come i social media "approfittino delle vulnerabilità della psicologia umana" e creino dipendenza. Ieri l'ex manager Sandy Parakilas ha accusato Facebook di mancanza di controlli e gestione lassista. Il datagate che sta investendo Facebook, ha detto al Guardian, "poteva essere evitato".
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