Fiducia ai minimi in agricoltura, mai cosi' bassa nemmeno durante il Covid per colpa del caro materie prime ed energia. È quanto emerge da un'indagine Ismea, l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, condotta ad aprile sul suo panel, costituito da un campione di 795 imprese agricole e 586 industrie di trasformazione, e contenuta nel Report 'I costi correnti di produzione dell'agricoltura: dinamiche di breve e lungo termine, effetti degli aumenti dei costi e prospettive per le imprese della filiera' appena pubblicato.
L'indice di fiducia ha interrotto il progressivo e rilevante recupero messo in atto nel 2021, posizionandosi mediamente su un valore di -10,6 (in una scala di valori tra +100 e -100), con punte particolarmente negative per la zootecnia da carne (-25,3) e da latte ( -13,7), riferisce Ismea.
Anche per i seminativi la fiducia si colloca su valori inferiori alla media, mostrando un crollo rispetto al trimestre precedente, inferiore per intensita' solo a quello registrato dalla zootecnia da carne. Tra tutti comparti solo la vitivinicoltura e le coltivazioni legnose riescono a mantenersi su terreno positivo seppur con un marcato deterioramento dei giudizi su base congiunturale.
Dalle risposte raccolte, emerge che le difficolta' riscontrate dalle imprese agricole in questo primo scorcio d'anno non sono per la maggioranza attribuibili ad un andamento negativo del fatturato, quanto alle problematiche dal lato dei costi e dell'approvvigionamento. Per i due terzi delle imprese il fatturato nel periodo gennaio-marzo 2022 non risulta peggiorato, anche se il confronto avviene con il primo trimestre del 2021 contrassegnato dalle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria del Covid-19.
L'aumento dei costi correnti, in particolare, risulta aver condizionato l'attivita' aziendale di oltre l'80% delle aziende zootecniche da latte intervistate, il 74% di quelle zootecniche da carne e altrettanto per i produttori di uova e miele, mentre quasi la totalita' del campione (91%) ha dichiarato di aver subito un aumento delle spese totali per l'acquisto dei mezzi di produzione.
A pesare e' stata soprattutto la bolletta energetica, seguita dal gasolio, fertilizzanti e mangimi. A quella dei costi, negli ultimi tre mesi, si e' aggiunta poi l'emergenza clima. Per contenere l'impatto dei maggiori costi, circa un terzo delle aziende ha modificato le scelte gestionali, ottimizzando l'utilizzo di alcuni input, rivedendo il piano colturale e, per quanto riguarda gli allevamenti soprattutto da latte, cambiando la formulazione delle razioni alimentari.
Quasi la meta' del campione si e' dichiarato invece intenzionato a ridurre in futuro la dipendenza energetica prevalentemente investendo nella costruzione o ampiamento di impianti fotovoltaici. Quanto alla possibilita' di trasferire a valle gli aumenti dei costi solo il 4% del campione sostiene di essere riuscito a sopperire totalmente all'aumento delle spese correnti grazie all'andamento dei prezzi di vendita piu' alti.
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