Durante il lockdown gli italiani
hanno fatto scelte più salutari, orientandosi verso cibi di
maggiore qualità e più sicuri, sia in termini di provenienza che
in termini di metodi di produzione: Made in Italy e Km 0 sempre
più presenti nel carrello della spesa, in crescita i prodotti a
marchio biologico. E' quanto emerge dalla ricerca
dell'Osservatorio "The word after lockdown" realizzato da
Nomisma e Fileni, condotta su un campione di 1.000 italiani
responsabili degli acquisti dai 18 ai 65 anni, per individuare
abitudini e preferenze dei consumatori di carne. Secondo la
ricerca, il 22% dei consumatori dichiara di aver incrementato
gli acquisti Km 0 e made in Italy, il 28% ha cominciato ad
acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte
proprio durante la quarantena. Nei giorni della chiusura per
l'emergenza sanitaria, il 20% del campione ha preferito cibi
prodotti con metodi a basso impatto ambientale, il 12% ha
acquistato prodotti alimentari con imballaggi sostenibili, il
30% ha sperimentato i prodotti biologici per la prima volta. Il
lockdown ha accelerato la spinta verso l'alto del settore bio:
dal 17 febbraio al 22 marzo 2020 le vendite di prodotti
alimentari e bevande bio in Gdo (perimetro:
Iper+Super+Discount+Lsp) hanno segnato un +20,1% rispetto allo
stesso periodo del 2019. In particolare, è il comparto dei
freschi quello su cui si è concentrata maggiormente l'attenzione
del consumatore bio: +10% nei primi 3 mesi del 2020, con picchi
nell'ortofrutta (+15%) e nella carne (+31%). Tracciabilità,
sostenibilità e biologico sono sempre più importanti per
consumatori e imprese.Tra i comparti più coinvolti, secondo il
sondaggio, è quello della carne: due terzi degli italiani cerca
carne da allevamenti all'aperto, 9 su 10 vogliono packaging
sostenibile.
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