ROMA - Ammonta a circa 200 tonnellate all'anno la domanda italiana di microalghe essiccate per utilizzi alimentari, ma anche per la nutraceutica, la cosmesi e la farmacopea fino ai mangimi per i pesci. Ad oggi però solo meno del 13% della domanda viene soddisfatta dalla produzione nazionale che per i tre quarti è concentrata sulla spirulina ed è in capo ad una decina di aziende. E' quanto emerge con la digital preview di AquaFarm e NovelFarm, rispettivamente mostra-convegno internazionale dedicata ad acquacoltura e industria della pesca sostenibile ed evento italiano interamente dedicato alle nuove tecniche di coltivazione, fuori suolo e vertical farming. Entrambe sono affiancate quest'anno da AlgaeFarm, appuntamento dedicato a tecnologie e applicazioni in alghicoltura, in programma i prossimi 9 e 10 giugno. Il report rileva che le stime sulla produzione mondiale sono molto variabili, "da un minimo di 25.000 tonnellate/anno ad un massimo di 130.000, suddiviso tra una ventina di generi ognuna con più specie". E' sottolineato che "dal 50 al 90% delle quantità, a seconda delle stime, la produzione si concentra su due generi, spirulina e clorella". "Il valore invece - sostengono gli esperti - supera abbondantemente il miliardo di dollari a livello globale ed è caratterizzato da un prezzo al kg molto elevato che lo rende rilevante sebbene in quantità non sia comparabile al contiguo comparto delle macroalghe che ogni anno produce 4,6 milioni di tonnellate".