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Dazi, a rischio la crescita dell'export dei formaggi in Cina

Dazi, a rischio la crescita dell'export dei formaggi in Cina

Coldiretti, l'agroalimentare tricolore è merce di scambio dei contenziosi economici. L'Ue alla Cina, 'difenderemo il settore agricolo europeo'

ROMA, 22 agosto 2024, 17:03

Redazione ANSA

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La guerra commerciale sulle auto elettriche tra Unione Europea e Cina mette a rischio la crescita dell'export di formaggi made in Italy in Cina, che nei primi cinque mesi del 2024 hanno fatto segnare un incremento del 35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat diffusa dopo l'annuncio di Pechino di aver avviato un'indagine anti-sussidi sull'import di prodotti lattiero-caseari dall'Unione europea, in risposta ai dazi sulle auto elettriche. 

Una mossa che pone per l'ennesima volta il cibo italiano come merce di scambio nei contenziosi politici ed economici scoppiati su altri settori e che, come accaduto in passato, rischia di avere contraccolpi sull'intero export agroalimentare italiano nel Paese asiatico che vale 590 milioni di euro. Tra l'altro, "sul commercio con la Cina pesa anche il blocco dei traffici sul Mar Rosso legati agli attacchi Houthi. L'allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette a circumnavigare il Sud Africa, hanno portato - precisa la Coldiretti - ad un aumento dei costi di trasporto del 659% secondo il Centro Studi Divulga".

Nel 2019 il cibo italiano era finito al centro della guerra commerciale che contrapponeva l'Ue agli Stati Uniti nella disputa sugli aiuti al settore aereonautico che coinvolgeva l'americana Boeing e l'europea Airbus. "La conseguenza era stata - sottolinea la Coldiretti - l'entrata in vigore il 18 ottobre 2019 in Usa di una tariffa aggiuntiva del 25% sulla lunga lista di prodotti importati dall'Italia e dall'Ue tra cui Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello".

Dura, invece, dal 7 agosto 2014 l'embargo russo deciso da Putin come ritorsione alle sanzioni dell'Unione Europea per l'annessione illegale della Crimea da parte di Mosca, con il divieto all'ingresso a Mosca di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche di pesce italiani. Una misura che, ricorda la Coldiretti, "ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia di diversi prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura". A questo, dice Coldiretti, si aggiunge "la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy".

 L'Ue alla Cina, 'difenderemo il settore agricolo europeo'
"La Commissione Europea prende nota della decisione di Pechino di aprire un'indagine sui prodotti caseari europei". Lo ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue, notando che i prodotti nel mirino cinese rientrano nell'ambito della Pac e di altri schemi regionali.
"Siamo fiduciosi che questi sussidi siano in linea con le regole internazionali e seguiremo l'indagine con attenzione: la Commissione difenderà il settore agricolo europeo", ha aggiunto.

 Urso, formaggi europei? Cina e Ue lavorino a soluzione negoziale
 "In merito alle misure di ritorsione commerciale che la Cina ha annunciato sui formaggi europei, in reazione alle misure della Commissione europea, credo che vi è ancora il tempo, nelle prossime settimane, per lavorare insieme a una soluzione negoziale che punti a una condivisione di quelle misure che servono a ripristinare condizioni di concorrenza leale dove fossero accertati i casi di violazione secondo le norme del Wto. Lo devono fare la Commissione e il governo cinese. Quindi mi auguro che si giunga a una soluzione negoziale condivisa con l'obiettivo di una concorrenza leale, perché il mercato deve essere libero ma equo.
E l'equità si basa su condizioni di parità". Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel punto stampa al Meeting di Rimini. 

 Cina, indagine sui formaggi Ue chiesta dall'industria nazionale
La decisione della Cina di avviare mercoledì un'indagine antisovvenzioni su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall'Unione europea "è stata presa in risposta a una richiesta dell'industria nazionale". Per questo, ha osservato il portavoce del ministero del Commercio He Yadong nel briefing settimanale, si tratta di una vicenda che "è fondamentalmente diversa dalla decisione affrettata della Commissione europea di avviare un'indagine antisovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi senza richieste da parte degli stati membri o dell'industria". 

 Consorzio Pecorino Romano, 'pagano sempre i produttori'
"Come al solito paga sempre Pantalone; l'embargo della Russia lo stiamo pagando noi coi prodotti agroalimentari, i dazi americani per la questione della Boeing sempre il Made in Italy, Insomma tutti se la prendono con l'Europa però poi chi esporta subisce le conseguenze". Così all'ANSA il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi, sull'indagine della Cina sui formaggi Dop che potrebbe sfociare in nuovi dazi.
"Noi, nei primi 5 mesi del 2024, siamo cresciuti sul mercato cinese del 45,8% ma in termini assoluti siamo passati da 3mila kg a 44mila kg ossia a 66mila euro di valore ma c'è un grosso potenziale di crescita che oggi può essere vanificato - aggiunge - Al di là del dispiacere perché non c'è stata lungimiranza dalla parte politica, non solo italiana. Serve una reciprocità: è ovvio che se noi mettiamo dei dazi sulle auto elettriche loro sanno dove colpirci perché si rifanno sui mercati più sensibili.
E ora che c'è questa potenzialità che si dovrà sviluppare, iniziamo già col freno a mano tirato. per inefficienze politiche e mancanza di contrattazione"
Una frenata proprio mentre il prezzo del Pecorino Romano dop è stabile a 12,45 euro al kg e la produzione si sta avviando intorno ai 390mila quintali per il 2024: "Ovviamente si cresce sui mercati quando si ha un prezzo definito e a quel punto si misura realmente il valore del prodotto e le quantità di formaggio che il mercato assorbe. E quindi in questa situazione favorevole è un peccato che cose del genere possano, in qualche modo, incidere sui mercati", conclude Maoddi. 

   

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