E' boom per i consumi di miele che nei primi 9 mesi dell'anno registrano vendite in aumento del 13% in volume. Complici la maggiore attenzione alla salute in un'epoca di emergenza sanitaria e la più lunga permanenza tra le mura di casa, le famiglie italiane, con giovani e giovanissimi in particolare, riscoprono questo alimento, mettendo a segno una vera e propria inversione di tendenza. A sottolinearlo è l'Ismea nel rapporto Tendenze, dedicato alle dinamiche di un comparto che ha sofferto di una flessione degli acquisti negli ultimi due anni. Appena lo scorso anno solo una famiglia su tre consumava miele. E se l'incremento delle vendite dovesse mantenersi nei prossimi tre mesi si raggiungerebbe a fine 2020 il livello più alto degli ultimi 5 anni.
La pandemia, dunque, cambia il profilo del consumatore: la fascia giovane, nuove famiglie comprese, diventa la più dinamica con un aumento del 56% nei primi 9 mesi, dopo che per anni a trainare gli acquisti erano gli over 50 di reddito medio alto con il 70%. Secondo il rapporto sono quindi le "famiglie a reddito medio basso" a incrementare maggiormente gli acquisti (+25% rispetto a +7,7% delle altre). Sul fronte dei prezzi medi al consumo, secondo Ismea, sono in graduale ascesa con +1,4% rispetto al 2019, un'annata in cui il 60% di prodotto disponibile sugli scaffali era stato di provenienza estera.
L'effettiva produzione italiana 2019 di miele, secondo le stime Ismea-Osservatorio Nazionale Miele, è di circa 15 mila tonnellate, da anni in forte ridimensionamento. Tante le cause a partire dal cambiamento climatico che influisce sulla disponibilità nettarifera delle piante e al meteo incostante; condizioni che rende necessario intervenire sempre più spesso con la nutrizione di soccorso con un aggravio dei costi di gestione dell'alveare.
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