Troppi punti oscuri nelle carni suine europee lavorate che si fregiano delle denominazioni dop o igp. Lo rivela una ricerca sui disciplinari di produzione condotta da Slow Food, presentata nella giornata inaugurale di Cheese. L'indagine, che segue di due anni quella dedicata ai formaggi, rivela che oltre i tre quarti (76,7%) delle 176 dop e igp dei salumi europei non contengono indicazioni sul luogo di nascita dei maiali né limitazioni delle aree. "Il quadro che emerge è sconfortante e fortemente disomogeneo - spiega Chiara Palandri, autrice della ricerca - perché in molti casi i disciplinari lasciano deregolamentati aspetti che secondo noi non dovrebbero esserlo" Oltre il 95% della produzione europea di carne suina è stato ricordato - "ruota intorno a poche razze, selezionate geneticamente per le loro prestazioni in modo da aumentare la redditività dell'azienda".
Dei 176 disciplinari analizzati, 79 (il 44,9%) non fanno riferimento ad alcuna razza suina specifica e 30 (il 17%) indicano l'utilizzo di razze cosmopolite, come la large white, la landrace e il duroc. Le denominazioni più virtuose, cioè i disciplinari che richiedono l'utilizzo di razze autoctone, sono concentrate in Portogallo, Spagna e Francia. La ricerca ha evidenziato per oltre la metà delle igp o dop (89 casi, pari al 50,6% del totale) non vi è alcuna indicazione in merito all'origine delle carni. Altri 74 disciplinari (il 42%) prevedono invece che i suini utilizzati per la produzione dei trasformati debbano essere almeno allevati nell'areale di produzione e, di questi, 41 (il 23,3%) richiedono che i suini siano non solo allevati ma anche nati entro lo stesso areale.
Ombre anche sulle tecniche di allevamento: 127 disciplinari (il 72,2% di quelle complessive) consentono qualsiasi pratica che non sia vietata dalla legge nazionale o europea. Le eccezioni, anche in questo caso, riguardano Portogallo, Spagna e Francia, Presa in esame nella ricerca anche l'alimentazione dei suini: 119 disciplinari su 176 (67,6%) non contengono indicazioni circa l'origine, e tutti tranne non offrono riferimenti circa l'utilizzo di Ogm. Il pascolo, infine, è un miraggio per i suoni: soltanto 46 disciplinari su 176 (il 26,1% del totale) prevedono il pascolamento degli animali. Anche in questo caso in Francia, Spagna e Portogallo.