"Per il nostro settore non è mai il momento di tirare un sospiro di sollievo. Le nostre aziende stanno affrontando un aumento dei costi importantissimo e senza precedenti in questo periodo a partire dai prezzi dell'energia, quadruplicati rispetto a quelli dello scorso anno, fino ad arrivare ai costi dei materiali accessori e di confezionamento come plastica e cartoni, e per giungere fino ai trasporti. A questi costi si è aggiunto anche l'aumento della carne suina e delle altre materie prime carne. È evidente che, in questo scenario, il ritrovamento di un caso di Psa a Roma è un altro scossone che non aiuta." ha affermato Ruggero Lenti, presidente di Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi.
"Da gennaio - ha ricordato il presidente Lenti - la presenza della Peste suina sul territorio continentale italiano ha portato alla perdita di circa 20 milioni di euro al mese di export ed espone le aziende al rischio di ulteriori danni, se la malattia veterinaria dovesse diffondersi nei territori a maggior intensità di allevamenti suinicoli e aziende di trasformazione.
Un'eventualità come questa metterebbe a rischio, per esempio, la possibilità di produrre le Dop di Parma e San Daniele, simbolo della salumeria made in Italy nel mondo. A quattro mesi dal ritrovamento della prima positività al Nord Italia, non è più possibile temporeggiare: è necessario completare al più presto il posizionamento delle barriere fisiche di contenimento, delle reti ove necessarie, atte ad evitare la movimentazione dei cinghiali dalle zone interessate dal virus ed è urgente avviare una politica di controllo della popolazione dei selvatici".