La maggior parte del latte a base
vegetale, da quello di soia a quello di avena o riso solo per
fare qualche esempio, ha una quantità inferiore di proteine
rispetto al latte vaccino, e in quasi un terzo dei casi è privo
anche di calcio e vitamina D rispetto all'opzione
lattiero-casearia. Lo rivela uno studio presentato a Nutrition
2023, il congresso della Società Americana di Nutrizione.
Precedenti ricerche hanno dimostrato che i latti a base vegetale
sono a basso contenuto di 4 minerali chiave: fosforo, magnesio,
zinco e selenio. Ora il team di Abigail Johnson dell'Università
del Minnesota ha analizzato le etichette nutrizionali di 237
prodotti alternativi al latte vaccino, come latte di mandorle,
avena, riso e semi di soia attualmente molto in voga. Sono stati
confrontati i livelli di proteine, calcio e vitamina. E' emerso
che solo il 19% dei latti a base vegetale (meno di uno su 5)
corrispondeva al latte di mucca per le proteine. In media, i
latti a base vegetale contenevano solo 2 grammi di proteine per
240 millilitri, mentre il latte di mucca ha 8 grammi per 240 ml,
sia scremato, sia parzialmente scremato o intero. I prodotti a
base vegetale che corrispondevano o superavano il contenuto
proteico del latte vaccino tendevano ad essere a base di soia,
afferma Johnson. "Tuttavia, la maggior parte delle persone
riceve molte proteine da altre fonti, come carne, fagioli e
legumi, quindi questo potrebbe non essere un problema", spiega
la ricercatrice. Inoltre, è emerso che il 69% dei latti a base
vegetale (due su tre) era fortificato con calcio e vitamina D,
il che significa che a questi venivano aggiunti nutrienti a
concentrazioni che non si trovano naturalmente in questi
alimenti. In questi prodotti, quindi, i livelli di calcio e
vitamina D corrispondono a quelli del latte vaccino. Tuttavia,
non è così nelle alternative non fortificate e di questo va
tenuto conto visto che sia il calcio sia la vitamina D aiutano a
rafforzare le ossa, e la vitamina D rafforza anche il sistema
immunitario. I risultati dello studio sono importanti perché le
alternative al latte vaccino sono scelte da un numero crescente
di consumatori e spesso offerte anche ai più piccoli, conclude
Johnson.
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