Un elevato consumo di diversi
emulsionanti (parte del gruppo di additivi alimentari "numeri
E"), ampiamente utilizzati negli alimenti lavorati
industrialmente, potrebbe aumentare il rischio di malattie
cardiovascolari (CVD). È quanto suggerisce uno studio pubblicato
su The British Medical Journal, condotto da Bernard Srour della
Université Sorbonne Paris, con importanti implicazioni di salute
pubblica, dato l'ampio utilizzo degli emulsionanti nei cibi
industriali. Gli emulsionanti - mono- e digliceridi degli acidi
grassi, amidi modificati, lecitine, carragenina (derivata da
alghe rosse; utilizzata per addensare gli alimenti), fosfati,
gomme e pectine - vengono spesso aggiunti a cibi confezionati
come pasticceria, torte, gelato, dessert, cioccolato, pane,
margarina e pasti pronti, per migliorarne aspetto, sapore,
consistenza e durata di conservazione. Alcune ricerche recenti
suggeriscono che gli emulsionanti possano alterare i batteri
intestinali e aumentare l'infiammazione, portando a una
potenziale maggiore suscettibilità a problemi cardiovascolari. I
ricercatori d'oltralpe hanno cercato di valutare le associazioni
tra l'esposizione agli emulsionanti e il rischio di malattie
cardiovascolari, comprese le malattie coronariche e
cerebrovascolari, che colpiscono la circolazione sanguigna e i
vasi sanguigni di cuore e cervello. I loro risultati si basano
su 95.442 adulti francesi (età media 43 anni). I partecipanti
hanno compilato almeno tre (fino a 21) registrazioni dietetiche
online. Ogni alimento e bevanda consumati in base alla marca è
stato abbinato a tre basi di dati per identificare la presenza e
la dose di additivi alimentari. Gli esperti hanno anche
effettuato test di laboratorio per fornire dati quantitativi e
registrato tutti gli eventi cardiovascolari verificatisi. Dopo
un tempo medio di 7 anni, un maggiore consumo totale di
cellulose (E460-E468), cellulosa (E460) e carbossimetilcellulosa
(E466) è risultato legato a un aumento del rischio di malattie
cardiovascolari; un maggior consumo di mono e digliceridi degli
acidi grassi (E471 ed E472) a un aumento del rischio di tutti
gli eventi studiati; correlati a maggior rischio anche E472b e
E472c, come pure un elevato consumo di fosfato trisodico (E339).
I risultati potrebbero "contribuire a una rivalutazione delle
normative sull'uso degli additivi alimentari nell'industria
alimentare per proteggere i consumatori", sottolineano i
ricercatori.
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