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Consumare il latte per ridurre il rischio di diabete, studio Usa

Consumare il latte per ridurre il rischio di diabete, studio Usa

Assolatte, occasione anche per gli intolleranti al lattosio

ROMA, 03 luglio 2024, 13:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Il consumo di latte e derivati può contribuire a ridurre il rischio di diabete di tipo 2 tra gli adulti con intolleranza al lattosio. Ad evidenziarlo è uno studio di Harvard e del'Einstein College di New York, pubblicato su Nature, condotto su oltre 16mila persone, come fa sapere Assolatte. A giocare un ruolo chiave contro una delle malattie metaboliche più diffuse al mondo sarebbe proprio la carenza dell'enzima lattasi e la particolare composizione del microbiota intestinale degli intolleranti al lattosio che, nonostante questo, consumano latte e prodotti lattiero-caseari.

L'intolleranza al lattosio si manifesta con sintomi principalmente gastrointestinali dovuti all'incapacità dell'organismo di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. Questo avviene perché manca o è presente in quantità insufficiente un enzima chiamato lattasi, che aiuta a scomporre il lattosio. Lo studio ha dimostrato come il consumo di latte nelle persone caratterizzate dalla non persistenza della lattasi, apporti un arricchimento della flora batterica o microbiota intestinale con batteri capaci di influenzare in modo positivo lo stato metabolico. Queste evidenze scientifiche, commenta Assolatte, confermano come la prevenzione del diabete possa beneficiare del mantenimento di un'alimentazione sana ed equilibrata, in cui non manchino latte e prodotti lattiero-caseari; e indicano inoltre come l'intolleranza al lattosio non vada risolta scegliendo di escludere latte e derivati, anzi, proprio il loro consumo potrebbe migliorarne la sintomatologia grazie a un prezioso arricchimento della flora batterica intestinale. Assolatte rassicura, infine, che un consumo di lattosio fino a 12 g al giorno, pari a quello contenuto in una tazza di latte, generalmente non causa significativi problemi di tolleranza.

   

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