Emerge da un'analisi Coldiretti-Impresapesca alla vgilia della Giornata del Mare di domani. "Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante hanno ridotto il numero dei pescherecci italiani ad appena 12mila unità - denuncia Coldiretti - mettendo a rischio il futuro del comparto ma anche la salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy".
"A peggiorare ulteriormente la situazione ha contribuito -
spiega l'associazione - la pandemia con il crollo di oltre il
30% degli acquisti di pesce da parte della ristorazione
dall'inizio dell'emergenza sanitaria, peraltro reso più pesante
dalle chiusure di aprile. Ad essere premiati sono stati
soprattutto i consumi di prodotto surgelato, cresciuti del 17,6%
rispetto al +2,3% del pesce fresco, inferiore anche rispetto
alle conserve (tonno ecc.) in salita del 5,8% e a quelli
essiccati o affumicati, che guadagnano un +11,1%". Per
Coldiretti alla difficoltà economiche aggravate dalla pandemia
"si aggiungono quelle legate alla drastica riduzione
dell'attività di pesca imposte dalla dalle normative europee e
nazionali. Le giornate di effettiva operatività a mare sono
scese per alcuni segmenti di flotta a poco meno di 140 di media
all'anno". "Il consumo pro capite degli italiani è di circa 28
kg di pesce all'anno - conclude Coldiretti - superiore alla
media europea ma decisamente basso se confrontato con quello di
altri Paesi che hanno un'estensione della costa simile, come ad
esempio il Portogallo, dove se ne mangiano quasi 60 kg,
praticamente il doppio". (ANSA).