Giappone e Russia riescono a trovare
un accordo per le quote di pesca di salmone e trote nell'oceano
Pacifico nord-orientale, nonostante le sanzioni decise da Tokyo
per la guerra in Ucraina. L'intesa giunge dopo intensi
negoziati tra i Paesi vicini e assicura al Sol Levante una quota
di 2.050 tonnellate entro la propria Zona economica esclusiva
(Zee) per l'intero 2022, lo stesso livello dell'anno scorso, con
un pagamento per la cooperazione a Mosca di circa 250 milioni di
yen, l'equivalente di 1,4 milioni di euro, per i pesci originati
nei fiumi russi. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite che
regola le attività ittiche, infatti, il pescato appartiene al
Paese in cui le uova delle specie sono state depositate. Grazie
alla firma i pescatori dell'Hokkaido potranno salpare le ancore
con un ritardo di circa un mese nella prefettura più a nord
dell'arcipelago. Rimangono ancora incerte, invece, le
transazioni per la Zona economica esclusiva di Mosca, che
riguardano la pesca di polipi, costardelle e lucci, con
negoziati che sembrano lontani dalla conclusione. In risposta
alla invasione in Ucraina il governo di Tokyo ha imposto una
serie di sanzioni contro Mosca, espellendo diversi diplomatici,
e revocando a metà marzo lo status commerciale della "nazione
più favorita" (Mfn) alla Russia. Una dinamica che secondo
l'associazione dei pescatori nipponici impatterà sui prezzi dei
pesci più pregiati, come i granchi reali e i ricci di mare, due
varietà che provengono rispettivamente per il 90% e il 50% dalla
Russia. Nel 2021 il Giappone ha importato da Mosca prodotti
marini per un totale di 138 miliardi di yen (1,10 miliardi di
euro), dietro a Cina e Cile, con l'80% delle forniture
costituito da salmone.
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