La situazione, infatti, dopo oltre 6 mesi di conflitto è aggravata anche dalla forte carenza idrica determinata dal prolungarsi del periodo siccitoso.
I piscicoltori denunciano che i mangimi sono aumentati del 35%, l'energia elettrica dal 200% al 300 % (in base alle tipologie d'utilizzo), l'ossigeno liquido ha segnato almeno un +250%. Incrementi importanti anche nella logistica interna (mezzi aziendali e imbarcazioni) e negli scambi con fornitori e clienti dovuti ai rincari dei carburanti agricoli (che non hanno tutte le agevolazioni della pesca), nel costo degli avannotti, degli imballaggi, dei materiali e pezzi di ricambio necessari alla manutenzione degli impianti e delle attrezzature.
Il già notevole aumento del costo unitario di produzione è addirittura raddoppiato nei sistemi fortemente dipendenti dalla disponibilità di energia elettrica. Nel caso degli impianti a terra, gli allevatori hanno dovuto attivare le pompe prevalentemente inutilizzate dal 2003 (altra annata estremamente siccitosa); rilevante anche l'impatto sulle aree lagunari, in particolare nel Nord Adriatico. Per gli allevamenti non si può configurare un lockdown ma, senza urgenti provvedimenti in grado di abbattere subito i costi, conclude il presidente, crescerà inevitabilmente il numero delle imprese a rischio chiusura, costringendo gli italiani a consumare sempre più pesce importato.
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