"Il tonno pescato nel Mare Nostrum se
viene venduto in Giappone dà reddito al pescatore "e questo già
ci soddisfa. Però noi chiediamo che il 25% delle quote tonno
vengano lavorate a terra in Italia perché così si crea una
filiera virtuosa che porta con sé, oltre un reddito al
pescatore, anche un collegamento con i territori e una
rivitalizzazione anche della messa a terra della produzione". Lo
ha annunciato, in audizione alle Commissioni congiunte nona del
Senato e XIII Camera, il ministro dell'Agricoltura, della
Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida,
precisando che si tratta di una norma su cui deve ancora uscire
il decreto. Mentre sulla posizione del governo in vista della
riunione del Consiglio dell'Unione europea "Agricoltura e pesca"
del prossimo 26 marzo, Lollobrigida ha evidenziato che "in
Europa noi abbiamo sottolineato la necessità di ampliare le
quote tonno. Il dato scientifico ci dice che la presenza di
questo animale carnivoro, che quindi mangia pesce come ad
esempio le orate, nel Mediterraneo e nei mari del Nord si è
elevata. Ci sono problemi, quindi occorre rivedere le quote
generali se una specie diventa, diciamo "invasiva". Va peraltro
rivisto il sistema normativo in quanto, a volte, le quote tonno
vengono usate come fossero bitcoin: sostanzialmente - ha
precisato - c'è chi non fa neanche il pescatore ma vanta una
sorta di titolo e si propone nel ruolo di cessionario del
prodotto. Quindi tu prendevi una quota che valeva 200.000 euro
circa, la vendevi a un altro, non pescavi, non facevi niente e
andavi ad incassare questo 'bitcoin' senza grande fatica. Questo
fenomeno .- ha concluso - adesso non può esistere e l'abbiamo
sottolineato, devo dire anche con l'apprezzamento delle
associazioni tutte".
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