L'ombra della guerra in Ucraina e le ripercussioni sulle esportazioni non frenano la 'corsa' del vino. La conferma è venuta oggi dalla ripartenza in presenza a Verona della 54/edizione del Vinitaly, dopo due anni di assenza a causa della pandemia. A preoccupare gli operatori del settore sono i contraccolpi che inevitabilmente subiranno le vendite all'estero per il conflitto ai confini dell'Europa.
La parola d'ordine diventa, quindi, allargare ancora di più il raggio d'azione sulle nazioni consumatrici di vino italiano e rendere quanto più appetibile possibile il prodotto tricolore. Per il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, presente all'evento inaugurale della rassegna organizzata da Veronafiere, l'attuale situazione avrà " un impatto assorbibile dal mercato. La capacità dei nostri produttori di diversificare è buona e noi li sosterremo attraverso la diplomazia economica, il ministero degli esteri, l'Ice". Diventa imperativo, in ogni caso, l'allargamento ulteriore dello sguardo verso nuovi mercati.
"Ora bisogna diversificare, fare promozione verso i Paesi terzi: abbiamo appena fatto due provvedimenti, uno da 25 mln già firmato e uno da 15 - spiega il ministro - che sarà discusso nelle prossime ore proprio per diversificare i mercati di sbocco". In gioco c'è un mercato che vede ora Oltreoceano il proprio sbocco primario. Lo scorso anno l'equivalente di 600 milioni di bottiglie di vino italiano ha preso la direzione di Usa e Canada, per un controvalore di 2,7 miliardi di dollari e una crescita sul 2020 del 17%. Nello stesso anno i due Paesi nordamericani hanno totalizzato un import di vino per più di 9,3 miliardi di dollari, quasi 1/4 del valore globale delle importazioni di vino. L'Italia e la Francia, che dominano i mercati, tornano a brindare, in particolare grazie a una 'revenge spending' spumeggiante, con il Prosecco che da solo vale ormai un quarto della domanda americana di vino tricolore e rappresenta a volume quasi il 25% dei consumi domestici di bollicine. Sparkling sì, ma anche i grandi rossi fermi, in un contesto competitivo della tipologia molto favorevole per le due superpotenze enologiche in Nord-America, in particolare per Bordeaux, Borgogna, rossi toscani e piemontesi. Sulla spinta delle bollicine, dunque, da Verona si rilancia.
"Non diamo per scontato ciò che abbiamo e il fatto che dobbiamo continuare ad esser secondi in volume e in valore - osserva Patuanelli - dobbiamo essere i primi superando la Francia e la Spagna. Possiamo farlo perchè il vino davvero rappresenta il nostro Paese nel mondo". La scommessa-vino vede Verona in prima fila. a confermarlo anche il leader della Lega Matteo Salvini. "Finalmente dopo due anni. Bravi. Brava Verona, bravo il Veneto, bravi tutti gli espositori italiani che ci credono - commenta -. Ho preso l'areo apposta, nonostante qualche acciacco, per venire a ringraziare Verona, la fiera, il Veneto e tutti gli operatori".