Addio ai fiori italiani, con +95% dei costi per piante e sementi è allarme rosso per i vivai travolti da rincari dell'energia che colpiscono l'intera filiera, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre. Lo rileva Coldiretti su dati Crea in occasione del Flormart, la fiera che da oggi a Padova accende i riflettori su un settore di eccellenza del Made in Italy che vale 2,5 miliardi di euro e garantisce 200mila posti di lavoro messi a rischio dalla crisi energetica. Le aziende florovivaistiche - evidenzia Coldiretti Padova- stanno affrontando aumenti di costi: +250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti, +45% per i servizi di noleggio. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) senza contare che sono esplose anche le spese di trasporto. Il florovivaismo - afferma la Coldiretti - è un comparto strategico per il Paese con 30mila ettari di territorio coltivati da 21.500 imprese coinvolte fra produzione di piante e fiori in vaso (14mila) e quelle di piantine da trapianto (7.500) messo sotto pressione dalle importazioni dall'estero cresciute del +59% nei primi sei mesi del 2022, con oltre 2/3 (71%) rappresentati dagli arrivi dall'Olanda. Fra gennaio e giugno di quest'anno - evidenzia Coldiretti - l'import di piante e fiori hanno sfiorato i 452 mln di euro coprendo in sei mesi il 77% del valore registrato in tutto il 2021. In pratica1 prodotto su 5 arriva dall'estero".
Tra le proposte della Coldiretti, c'è lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr e l'incentivazione delle operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole. Ora c'è attesa per il provvedimento, trasmesso dal Ministero delle Politiche Agricole alla Conferenza Stato-Regioni, in discussione il 28 settembre, che prevede misure di contributo per le imprese florovivaistiche che abbiano sostenuto tra marzo-agosto 2022 costi superiori di almeno il 30% rispetto a quelli sostenuti nello stesso periodo del 2021, per la gestione delle attività produttive, svolte essenzialmente in serra, per l'acquisto di energia elettrica, gas metano, G.P.L., gasolio e biomasse usate per la combustione in azienda.