"Dal 2015 al 2017 - ha spiegato la Kauber al termine della proiezione nella sede Cia - ho attraversato il Paese, dalle Alpi fino all'Aspromonte, lungo la catena degli Appennini, isole comprese, per esplorare in tutti i suoi aspetti questo trend. La presenza delle donne pastore sta, infatti, trasformando le caratteristiche di questa antica cultura patriarcale in una nuova, libera, fruttuosa opportunità di lavoro e di vita. Le video-interviste, più di 100, si focalizzano, quindi, su una ricerca di genere, confrontandosi con la specificità dell'esperienza femminile nella cura degli animali e nel rapporto con la natura". Mai sfondo o mero contenitore, ha aggiunto la regista, "il paesaggio italiano è sempre presente, con la sua ricchezza di vegetazione e fauna selvatica, così vario nelle molteplici differenze di conformazione e di latitudine, cangiante nelle diverse condizioni climatiche e stagionali".
"La figura femminile torna centrale in tutti i settori, e ancora di più nell'agricoltura e nelle aree interne -hanno sottolineato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, e la presidente di Donne in Campo, Pina Terenzi- dove le donne non sono solo testimoni e custodi di tradizioni e saperi antichi, ma hanno la sensibilità per reinterpretarli, trasformandoli in un mestiere contemporaneo". "Siamo contente del successo del film -ha aggiunto la presidente della Fondazione Nilde Iotti, Livia Turco- a cui abbiamo dato il nostro patrocinio fin dal 2016. Una pellicola che parla di un mondo sconosciuto ai più, ma ricco di valori legati all'intraprendere, all'ambiente e alla custodia del territorio, dove le donne sono protagoniste".
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