Dalla birra analcolica al vino dealcolizzato, fino alle alternative a bassa gradazione che imitano gin e whiskey: è di 7,5 miliardi di euro il mercato europeo dei prodotti "low/no alcohol". Ma, mentre il mercato delle birre analcoliche o a bassa gradazione è consolidato nella maggior parte degli Stati UE, quello delle altre bevande è solo agli inizi del suo sviluppo. Lo evidenzia uno studio condotto per la Commissione UE da Areté, basato su dati Euromonitor International.
In particolare, in Europa, la parte "vino" si attesta a 322 milioni di euro e quella di distillati e liquori senza alcol a 168 milioni. I paesi UE che trainano il mercato sono Francia, Spagna, Germania e Belgio. Se la birra è di gran lunga il prodotto più venduto, in alcuni paesi avanza anche il consumo di vini dealcolizzati. Ad esempio, in Francia il vino a basso tenore di alcol ha raggiunto nel 2021 un mercato di 166 milioni mentre nel Regno Unito, le vendite valgono 98 milioni.
Muove i primi passi anche in Italia il mercato delle alternative "low/no alcohol" ai superalcolici con un valore di circa 8 milioni di euro nel 2021, molto indietro rispetto alla Francia, dove conta su un mercato di 78 milioni annui. Cifre ancora più ridotte, nel nostro Paese, per i vini aromatizzati, con vendite per meno di un milione di euro. Mentre il vino dealcolizzato arriva a circa 30 milioni di euro, rispetto a 166 della Francia e 69 della Germania. Notevole la crescita, con +18% tra il 2019 e 2021.
Le previsioni sono di forte crescita ma uno degli aspetti critici è la normativa. Ad oggi non esiste una definizione legale di "bevanda alcolica" nella legislazione UE e il quadro normativo varia da un Paese all'altro e tra prodotti diversi, così come la possibilità di commercializzare versioni alcohol free o a ridotta gradazione alcolica. Su questo aspetto, spiega Areté, "sarà necessario lavorare per garantire chiarezza a consumatori e operatori, senza trascurare le istanze di chi vuole tutelare le produzioni tradizionali di bevande alcoliche".