Allevamenti tecnologici con
monitoraggio della Co2, rendicontazione scientifica del
benessere animale, gestione efficiente delle risorse dove si
taglia l'impronta di carbonio di un litro di latte. E' la stalla
4.0 della cooperazione lattiero-casearia, dove i fattori
ambientali sono connessi con il valore nutrizionale e sociale di
latte e suoi derivati. Uno degli esempio virtuosi in questo
senso, raccontati nell'ambito del progetto 'Think Milk, Taste
Europe, Be Smart', è la cooperativa Pieve Ecoenergia, in
provincia di Cremona, dove la tecnologia diventa fattore
determinante per agevolare la transizione sostenibile di questo
settore. Grazie a impianto di biogas per la produzione di
energia elettrica, impiego del digestato come fertilizzante,
teleriscaldamento e impianto fotovoltaico, l'allevamento di
bovini nel cremonese è riuscito a massimizzare tutte le sinergie
per favorire benessere animale, sostenibilità e qualità del
lavoro degli operatori.
"Abbiamo anche avviato una collaborazione con il Politecnico
di Milano per un sistema di monitoraggio dell'impronta di
carbonio del litro di latte che, sulla base di un report
giornaliero, contabilizza le emissioni di CO2 necessarie alla
produzione e quelle recuperate grazie ai nostri impianti -
spiega il presidente Danio Federici - attualmente il sistema di
monitoraggio indica un impatto che varia da 0,5 a 0,7 kg
CO2/litro di latte prodotto, rispetto ad una media di circa 1,37
kg di CO2 eq./kg latte, il chè ci conferma che siamo su un
percorso di transizione ecologica corretto, anche se l'obiettivo
futuro è diventare latte carbon neutral". Inoltre l'introduzione
di macchinari all'avanguardia come robot di mungitura e di
alimentazione e sistemi di ventilazione portano non solo
benessere animale ed è documentato che animali più produttivi
emettono quantità inferiori di gas serra per unità di prodotto,
ma benefici anche alla qualità del lavoro degli operatori,
favorendo un maggior equilibrio tra uomo e animali".
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