"Non parliamo di fanghi industriali, ma di quelli provenienti dalla depurazione di acque reflue derivanti da scarichi civili e da insediamenti produttivi dell'agroalimentare - spiega Costa -.
Questi fanghi sono ricchi di sostanze organiche e vengono usati come ammendanti. Fino ad oggi non sono mai stati adeguatamente controllati, e nei campi potevano finire anche sostanze inquinanti".
Secondo il ministro "gli idrocarburi presenti nei fanghi non sono necessariamente pericolosi", come quelli naturali contenuti nel burro, nel grasso delle carni o nell'olio d'oliva. A essere pericolosi sono determinati idrocarburi di origine minerale.
"Questi sì che vanno individuati e misurati - chiarisce Costa - proprio per evitare che criminali senza scrupoli possano spandere qualunque cosa nei campi, come potenzialmente poteva avvenire prima, senza che nessuno avesse mai gridato allo scandalo".
Nell'articolo 41 del decreto Genova sono stati fissati limiti agli idrocarburi e a sostanze come diossine, furani, selenio, berillio, cromo, arsenico e altri microinquinanti pericolosi come toluene e Pcb. "Qualora fossero individuati dai controlli delle agenzie ambientali regionali, le Arpa, dall'Ispra o dalle forze di polizia, permetteranno di scoprire l'esistenza di un inquinamento e individuarne il colpevole. Non è quindi un'autorizzazione ad inquinare, ma l'esatto contrario".
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