ROMA - Dopo l'apertura inglese all'autorizzo delle innovazioni genetiche, è urgente l'intervento di Bruxelles su una legislazione obsoleta che non consente una transizione green in agricoltura. A chiederlo è Cia-Agricoltori Italiani, precisando che le attuali norme vietano quelle biotecnologie premiate nel 2020 col Nobel della chimica, che permettono al settore di affrontare con tempestività le sfide della competitività del mercato globale e di realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal.
"Il genome editing - spiega il presidente Cia, Dino Scanavino - non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente della pianta che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l'aumento delle rese, insieme alla riduzione dell'impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche". Le nuove biotecnologie arrivano a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori. "L'agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale", conclude Scanavino, secondo il quale la gestione di queste innovazioni non possono essere in mano solo delle multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo.