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Nuovo Dpcm: Governo conferma ipotesi stop asporto per i bar dopo le 18

Ristoranti e bar minacciano 'disobbedienza civile'

Redazione ANSA

ROMA - Il governo conferma di voler introdurre nel Dpcm il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. La scelta sarebbe stata ribadita nel corso della riunione con le regioni nel quale sono state illustrate anche le altre misure: conferma per tutte le zone della regola che consente a massimo due persone di andare a trovare a casa parenti e amici, stop alla mobilità tra le regioni, anche tra quelle gialle, istituzione di una zona bianca, per "dare un segnale" del lavoro che si sta facendo e che consentirà di entrare in una fase diversa in tempi però più lunghi.

Ristoranti e bar minacciano 'disobbedienza civile' 
Bar e ristoranti sono sul piede di guerra contro l'ipotesi di un'ulteriore stretta anti Covid, con il divieto di asporto oltre le 18, e sui social nascono iniziative di protesta con la minaccia di 'disobbedienza civile' e l'apertura dei locali chiusi da troppo tempo. Lo rende noto il presidente dell'Epat Torino, Alessandro Mautino. "Il periodo ormai troppo lungo di drastiche limitazioni e chiusure dei pubblici esercizi sta affossando un intero settore togliendogli la possibilità di ripartire - spiega Claudio Ferraro, direttore dell'Epat Torino - non ci pare che ipotizzare limitazioni a quelle piccole finestre di attività sia corretto, plausibile e neanche utile; serve solo ad aggravare ancor di più l'economia dei pubblici esercizi. Se si ipotizzano violazioni, come assembramenti davanti ai locali, si facciano i controlli e si irroghino le sanzioni, ma non si colpisca un'intera categoria. Questo approccio "chiusi tutti se c'è qualcuno che non rispetta le regole" è sbagliato e neanche etico. È la resa dello Stato e delle amministrazioni deputate, che riconoscono di non poter controllare, ma in un tempo come quello che stiamo attraversando non può che rendere più vivo un senso di ingiustizia per chi le regole le rispetta e vede le proprie attività morire". 

Ristoranti Buon Ricordo, chiudere tutti è soluzione
Chiudere tutto è la soluzione unica e più economica e che rispetterebbe la dignità del mondo della ristorazione, in una situazione come quella che si prospetta nelle prossime settimane E' più di un grido di allarme l'appello lanciato al settore dall'Unione Ristoranti del Buon Ricordo, la prima associazione fra ristoratori nata in Italia di cui fanno parte un centinaio di locali. Un mondo che torna ad evidenziare l'assoluta criticità del settore e la mancanza di chiari e concreti interventi e linee guida che possano scongiurare il tracollo dell'intero comparto. "E' tempo di essere uniti e far sentire la nostra voce, ormai non c'è più tempo", precisa l'Unione, nel ricordare che sono passati 11 mesi dall'inizio della pandemia durante i quali la nostra categoria ha accettato di chiudere a ripetizione le proprie attività in nome della salute. "Il vaso è colmo - fanno sapere i ristoratori - per completare la presa in giro ci mancava solo l'invito ad aprire le nostre attività per 2 giorni per poi chiuderle nel week end, per poi colorare di nuovo l'Italia di giallo e arancione limitando o vietando il nostro lavoro in modo quasi sadico". Da qui la richiesta al governo "fateci lavorare in sicurezza ma con la possibilità di fare impresa, oppure permetteteci di arrivare ancora vivi al momento della ripartenza con giusti ristori, non briciole". Anche perché, conclude l'Unione, asporto e delivery non fanno parte del Dna della grande ristorazione e della somministrazione in genere e chi lo ha fatto o lo sta facendo sa bene che non possono tenere in piedi un'azienda.

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