L'assunzione di solfiti nella dieta è fonte di preoccupazione ma i dati disponibili non sono sufficienti per stabilire un livello di esposizione sicuro. Sono le conclusioni dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che su richiesta della Commissione europea ha aggiornato la valutazione del rischio per anidride solforosa (E220) e solfiti (E221-228) in alimenti e bevande.
I solfiti si trovano naturalmente in alimenti come mele, riso, cipolle e cavoli e bevande come il vino. Sono aggiunti come conservanti e antiossidanti a frutta e verdura secca, prodotti a base di patate, birra e bevande al malto, vino e succhi di frutta. Nel 2016, l'Efsa aveva fissato la dose giornaliera accettabile in 0,7 milligrammi per chilo di peso corporeo. Oggi la ritira per insufficienza di dati sulla tossicità. Ma secondo gli esperti dell'Autorità con sede a Parma, il calcolo dei margini di esposizione associato ai risultati di test sugli animali desta preoccupazioni di sicurezza per tutte le categorie di consumatori forti di alimenti e bevande che contengono questi additivi, esclusi gli adolescenti.