Coldiretti precisa che dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di "latte equivalente" tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente.
Nell'ultimo anno hanno superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall'estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% della produzione italiana. "Si tratta di pre-lavorati industriali che vengono soprattutto dall'Est Europa, che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità" sottolinea Coldiretti. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte. "E' un inganno per i consumatori ed è concorrenza sleale per i produttori che utilizzano latte fresco" afferma Coldiretti.
"In un momento difficile per l'economia, dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza, con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti", ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
Una possibilità offerta dal via libera venuto sulla base del regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che - conclude la Coldiretti - consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti.
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