Oltre 39mila e 500 ettari di superficie olivetata, in aumento come gli impianti super intensivi. Più di sei milioni di piante, con oltre 3 milioni e mezzo di cultivar Bosana, 108 frantoi, la crescita del Dop Sardegna, certificato da Agris in 844 quintali, e del biologico, cui sono dedicati 3mila e 700 ettari, 154 etichette di olio evo in Sardegna, 17 aziende nel Consorzio Dop, 9 delle quali fra Alghero e Sassari, e un valore economico medio delle produzioni olivicole nell'isola di 35milioni di euro.
Sono i dati forniti dal Centro studi agricoli e usati dall'Associazione Olivicoltori Sardi per spiegare l'avvio della procedura per il riconoscimento di una nuova OP olivicola che guarda soprattutto verso il centro nord Sardegna.
L'ambizione è la nascita di un soggetto rispondente ai parametri fissati dalle norme nazionali in ossequio alle politiche comunitarie, il cui fine è il rafforzamento degli strumenti di organizzazione e concentrazione dell'offerta per equilibrare il potere negoziale all'interno della filiera alimentare e stimolarne la competitività.
Della bontà dell'iniziativa sono convintissimi i vertici dell'Associazione Olivicoltori Sardi, a iniziare dal nuovo presidente Tore Piana, presidente del Centro studi agricoli, vicepresidente di Copagri Nord Sardegna, ex consigliere regionale. Lo affiancano i vicepresidenti Emanuela Cafulli Marzano, Bruno Meloni, il tesoriere Simon Pietro Murgia, Paolo Ninniri e Mario Putzolu.
"Il comparto olivicolo e la sua filiera possono contribuire al rilancio dell'economia agroalimentare sarda", dice Piana.
"Proporrò un tavolo sull'olivicoltura isolana per discutere di nuova programmazione dei Psr, dell'Ocm Olio - conclude il neo presidente - di Recovery Fund e di un Piano olivicolo regionale per il dopo Covid-19".
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