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Cia, distrutti da caprioli campi di grano e uva

Nella zona di Certaldo branchi invadono e devastano le colture

Redazione ANSA FIRENZE

(ANSA) - FIRENZE, 17 AGO - Caprioli in aumento del 30 per cento negli ultimi cinque anni, ed ettari di coltivazioni di grani antichi andati distrutti, così come grappoli d'uva utilizzati dagli animali per dissetarsi in provincia di Firenze, dove la situazione, spiega la Cia Toscana, è "sempre più preoccupante e il grido di allarme degli agricoltori deve essere ascoltato dalle istituzioni".

"Il problema di ungulati e animali selvatici - sottolinea il presidente di Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini - non è certo una novità ma negli ultimi anni oltre all'emergenza cinghiali, dobbiamo fare sempre più i conti con il proliferare dei caprioli, che sono meno cacciati e quindi fuori controllo. I nostri agricoltori ed allevatori sono esasperati, così non è possibile andare avanti".

Nella zona di Certaldo, Franco Marzi, titolare dell'azienda agricola I Fossati - allevamento di razza Chianina, e produzione di vino e olio - racconta che la situazione è insostenibile a causa del numero sempre crescente dei caprioli: "Mentre per i cinghiali c'è un ottimo mercato nella ristorazione locale e toscana, con prezzi che si aggirano sui 3,5 euro al kg - spiega Marzi -, per la carne di capriolo non c'è mercato, non interessa, e così i cacciatori non sparano ai caprioli che possono aumentare di numero indisturbati". Marzi coltiva grani antichi (varietà andriolo) in circa quattro ettari di terreno.

"Passano a branchi molto numerosi, anche di 30 capi a volta - dice -, e così la produzione viene completamente calpestata, gli animali ci scorrazzano, ci si rotolano sopra e non resta niente; e quel che resta viene terminato dai cinghiali". Inoltre risultano danni all'uva. "I chicchi d'uva servono per dissetare gli ungulati in questi periodo di siccità e così anche gran parte della produzione per il vino viene distrutta" riferisce ancora l'agricoltore di Certaldo. "E' urgente aprire un tavolo con la Regione Toscana - conclude Franco Marzi - se si vuole davvero risolvere il problema di tanti agricoltori, che, come me, sono costretti a subire danni ingenti, e a vedere il proprio lavoro andare distrutto. Bisogna agire senza perdere tempo".

(ANSA).

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