- L'aumento degli eventi climatici estremi con effetti nei campi, i danni da insetti alieni come la cimice asiatica, la frammentazione della filiera e una catena del valore ancora non equa per gli agricoltori. L'ortofrutta italiana porta già sulle spalle il peso di problematiche non risolte, ma ora le conseguenze della guerra in Ucraina rischiano di mettere definitivamente ko il settore. I rincari energetici, così come quelli di fertilizzanti, trasporti e imballaggi, hanno più che raddoppiato i costi correnti per la produzione di frutta e verdura, con incrementi tra il 65% e il 70% in particolare per l'orticoltura e perdite di reddito fino all'80% nelle aziende specializzate, solo in parte compensate dal rialzo dei prezzi al consumo. Ecco perché adesso occorre intervenire con misure di sostegno specifiche per evitare di far andare in pezzi un patrimonio da 15 miliardi di euro di fatturato all'anno, che coinvolge oltre 300 mila imprese per 1,2 milioni di ettari coltivati. E' il messaggio lanciato da Cia-Agricoltori Italiani alla vigilia di Macfrut, la fiera internazionale dell'ortofrutta in programma al Rimini Expo Centre dal 4 al 6 maggio.
Il quadro è molto preoccupante, per Cia: sul versante del commercio, negli ultimi dieci anni, l'ortofrutta europea è stata più volte vittima delle controversie geopolitiche, diventando oggetto di sanzioni. E se il conflitto in Ucraina non ha avuto immediati effetti shock sul comparto, come è successo per cereali e mangimi, le ripercussioni indirette sono altrettanto drammatiche, con costi di produzione aggiuntivi di quasi 10 miliardi di euro l'anno.
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