Bene le misure più restrittive nella zona rossa per cattura e abbattimento dei cinghiali, ma restano decisive la chiarezza nei provvedimenti e la rapidità nei criteri da scegliere per evitare la rapida diffusione della Peste suina africana che potrebbe dilagare dal Lazio e invadere la Maremma e il Centro Italia, contagiando la popolazione suina nazionale. A dirlo è il neopresidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, secondo il quale occorre evitare di replicare le modalità attuate in Piemonte dove, a 3 mesi dall'ordinanza ministeriale, sono stati abbattuti solo 500 dei 50 mila cinghiali stimati nell'area rossa. Per Cia resta comunque fondamentale il reperimento di nuove risorse per indennizzare al 100% allevatori e agricoltori romani che si trovano nella zona sottoposta a restrizioni. Un'area dove si stimano 10 milioni di danni per circa 200 aziende, che vanno dai costi della macellazione d'emergenza dei suini al divieto di movimentazione e commercializzazione delle carni e dei foraggi.
Gli allevatori avranno bisogno di risorse anche per far fronte agli interventi strutturali per la costruzione delle recinzioni in materia di biosicurezza, fa presente Fini, che non ritiene sufficienti i 50 milioni stanziati dal Decreto governativo, risorse, peraltro, ancora non liquidate alle aziende in Piemonte e Liguria. Ma il presidente chiede anche un diretto coinvolgimento degli agricoltori nelle decisioni che dovranno essere prese nell'immediato; dalla gestione del selvatico alla protezione degli allevamenti, dalle programmazioni delle macellazioni dei suini - capi da abbattere anche se perfettamente sani - agli aiuti economici da destinare agli operatori.
Oipa,cinghiali abbattuti rischio finiscano a tavola
E' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale di sabato 21 maggio l'ordinanza del commissario straordinario per l'emergenza peste suina, Angelo Ferrari "misure di controllo e prevenzione della peste suina africana nella Regione Lazio". Lo rende noto l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che evidenzia come nell'art. 3 sia previsto che i cinghiali abbattuti zona confinante con la zona infetta, con le modalità che saranno stabilite entro 30 giorni, "possano finire nel piatto". Testualmente: "I capi cacciati possono essere destinati all'autoconsumo esclusivamente all'interno della stessa zona di attenzione e solo se risultati negativi ai test di laboratorio per ricerca del virus Psa". L'Oipa annuncia che "esaminerà a fondo il provvedimento appena pubblicato per valutarne l'impugnazione". "Non solo si apre la caccia al cinghiale fuori stagione alle porte di Roma, ma si consente anche di farne carne da macello per trasformarla in salsicce e bistecche - commenta la delegata dell'Oipa di Roma, Rita Corboli - .Per sei esemplari trovati positivi al virus della peste suina, non pericolosa per l'uomo, si farà strage. Prima ripopolano a uso e consumo dei cacciatori, poi decidono il 'depopolamento' sulla pelle di esseri senzienti senza considerare misure alternative".