Secondo Fini la politica deve dare nuovo impulso al settore.
"A fronte di tante parole non c'è mai stata una programmazione a medio e lungo termine. Occorre affrontare le emergenze ma - sottolinea all'ANSA - la prima cosa che serve è mettere mano a un piano agricolo di rilancio per salvare famiglie, aziende e made in Italy". "Quello che più emerge dalle tante testimonianze che raccolgo dai territori - dice Fini - è tanto attaccamento a questo lavoro ma, in questo momento storico, tanto sconforto perché si fa fatica a produrre e stare dentro i costi. Molte aziende sono a rischio chiusura. Già gli effetti si vedono a livello europeo, e ora anche in Italia. Diminuisce la produzione di latte in Europa perchè stanno chiudendo le stalle". Un segnale preoccupante di fronte al quale "un'equa distribuzione del valore lungo la filiera aiuterebbe gli agricoltori a potere continuare a produrre e avere una marginalità", dice Fini. Per esempio, la filiera del pomodoro da industria "ha riconosciuto l'aumento dei costi agli agricoltori". Quindi il nodo del caro energia. "Il settore primario è il più esposto e se ne sente parlare troppo poco. Ma quello che fa più arrabbiare è che sembra scontato che per qualsiasi tipo di attività è normale aumentatre i prezzi dei propri prodotti rispetto ai rincari invece stranamente per l'agricoltura bisogna cercare di mantenere i prezzi ai livelli degli scorsi anni". Secondo il presidente di Cia, va incentivata in modo robusto la transizione energetica per il settore agricolo.
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