I rincari "impressionati"
dell'energia si sono abbattuti anche sul prezzo del latte alla
stalla che, dice Assolatte, "sta aumentando in modo vertiginoso,
raggiungendo valori che fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe mai
immaginato". Lo scorso anno, in queste settimane, il prezzo del
latte spot (sfuso in cisterna) "era di 39 centesimi, il latte
alla stalla ne costava 38. Oggi, il primo viaggia su valori
superiori ai 65 centesimi (+66%) e il secondo è arrivato a 57
centesimi (+50%). Con il latte spot che continua nella sua corsa
e i contratti per l'autunno che porteranno il prezzo del latte
alla stalla fino a 60 centesimi", riferisce l'Associazione
Italiana Lattiero Casearia sottolineando che "le imprese di
trasformazione hanno saputo ascoltare l'allarme lanciato dagli
allevatori, garantendo i prezzi in linea con i costi di
produzione agricoli, ma la maggior parte degli aumenti è rimasto
a carico di chi il latte lo trasforma". E la situazione,
sottolinea il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti "sta
diventando davvero drammatica: tante imprese sono in enorme
difficoltà e sono a rischio chiusura".
"Da mesi Assolatte - prosegue l'Associazione - ha chiesto al
Governo di intervenire, agendo in tre direzioni: ridurre i costi
energetici, lavorando su accise e tasse e con un tetto ai prezzi
del gas e dell'energia; ridurre gli altri costi di produzione,
semplificando la vita di chi fa impresa: mille lacci e lacciuoli
che si trasformano in costi del tutto inutili; e cancellando per
sempre lo spettro di nuove tasse, come la plastic tax; ridurre
l'impatto degli aumenti sui consumatori. L'azzeramento dell'Iva
sui generi di prima necessità a questo punto è una scelta
obbligata", sottolinea Assolatte ricordando che il gas oggi
costa sette volte quanto lo scorso anno, l'energia elettrica tre
volte, la plastica è aumentata del 78%, il cartone dell'80%, e
mettendo in evidenza l'impennata dei mangimi e dei fattori di
produzione agricoli.
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