In controtendenza con l'aumento generale dei prezzi al consumo crollano del 30% le quotazioni del grano duro pagate agli agricoltori nell'ultimo anno. E' quanto ha denunciato la Coldiretti al tavolo sul grano duro del ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare. L'organizzazione agricola sottolinea che occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali. Le quotazioni del grano - rileva Coldiretti - sono scese a 38 centesimi di euro al chilo e non coprono i costi sostenuti dalle imprese agricole mettendo a rischio la sovranità alimentare del Paese.
Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest'anno - ricorda l'organizzazione agricola - sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all'anno precedente. Siamo di fronte - commenta Coldiretti - a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano - sottolinea l'organizzazione - viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece - sostiene Coldiretti - ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito - conclude Coldiretti - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, "perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali".