"Va fermata la corsa al rialzo dei
tassi di interesse. Ulteriori aumenti del costo del denaro
avrebbero effetti particolarmente negativi sulla crescita
economica, sui consumatori e sulle imprese". Lo dichiara il
presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, con
riferimento ai dati preliminari diffusi dall'Istat che hanno
certificato una diminuzione dello 0,3% del Pil nel secondo
trimestre di quest'anno in Italia, con una netta inversione di
tendenza nei confronti del periodo gennaio-marzo, caratterizzato
da una crescita dello 0,6%.
"La contrazione del valore aggiunto del settore agricolo -
rileva Giansanti - è dovuta, in larga parte, agli eventi
climatici eccezionali che stanno segnando l'annata. Siccità,
alluvioni, grandinate hanno colpito gran parte del territorio
nazionale. La flessione del Pil, però, è stata registrata anche
per l'industria, a fronte, come segnalato dall'Istat, di una
domanda interna in diminuzione e di una componente estera netta
che ha fornito un apporto nullo. In altre parole, le
esportazioni ristagnano per la contrazione economica nei nostri
principali mercati di sbocco nella Ue".
"Preoccupa, inoltre, aggiunge il presidente di
Confagricoltura - la diminuzione dei consumi interni che, per
quanto riguarda gli alimentari si attesta in media attorno
all'8%. In calo anche la richiesta di credito per gli
investimenti che sono indispensabili per la transizione
energetica e digitale". "In questo quadro - prosegue il
presidente di Confagricoltura - l'eventuale ulteriore aumento
dei tassi di interesse comporterebbe il rialzo dei costi di
produzione per le imprese che avrebbero due sole alternative,
comprimere al massimo marginalità e investimenti, oppure
scaricare i maggiori costi sui prezzi, alimentando così la
spirale inflattiva". "In Italia, a differenza di altri Stati
membri, manca - conclude- un quadro normativo sulla definizione
dei prezzi nel settore alimentare".
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