Un appello alla presidente Todde
e all'assessore all'Agricoltura della Regione Sardegna "che
hanno il potere di veto: è in gioco il futuro del settore più
strategico dell'economia regionale". Lo lanciano i portavoce
storici dei pastori sardi della battaglia sul prezzo del latte,
Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu in
merito allo stop all'inserimento di specifiche razze per la
produzione del Pecorino Romano Dop, nell'ultima assemblea dei
soci del Consorzio di tutela.
I pastori, che non riconoscono la votazione sulle razze,
ricordano che "quel punto era già stato votato e approvato in
una precedente assemblea del consorzio Pecorino Romano con una
maggioranza del 90% ed era stato avallato dall'allora assessore
all'Agricoltura della Regione Sardegna prima e dal ministero
che, addirittura aveva suggerito uno scivolo di 7 anni, dietro
consigli dei tecnici AGris, per dare il tempo alle aziende che
oggi allevano razze esogene o loro incroci nel caso in cui
volessero continuare a far parte della Dop, prima che le
restrizioni fossero messe in atto".
"Abbiamo capito bene che il prezzo del formaggio
stabilizzatosi a questi livelli non rende felici coloro che
commercializzano il formaggio, puntando invece sulla quantità
che si otterrebbe con gli allevamenti intensivi - si legge in un
comunicato - Ricordiamo poi che allo stato attuale il
disciplinare prevede che il 100% della sostanza secca utilizzata
sia di provenienza dagli stessi areali prima citati. oggi,
invece, la modifica prevede che 'il latte di pecora fresco
intero può essere conferito alla trasformazione del formaggio
Pecorino Romano a condizione che almeno il 50% della sostanza
secca annuale degli alimenti destinati alle pecore in lattazione
provenga dalla zona delimitata di produzione'".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA