E' compatto il mondo scientifico internazionale a riconoscere il settore zootecnico come un alleato alla food security, in grado di contribuire positivamente alla neutralità climatica futura. Diverse le testimonianze intervenute al convegno di Assocarni e Coldiretti. "E' fondamentale la capacità dei ruminanti di convertire erba e vegetali ricchi in cellulosa in proteine, senza entrare in competizione con l’uomo - ha detto Anne Mottet, Livestock Development Officer presso la Fao - ma anche perché trasformano le proteine vegetali in quelle animali". Il settore mondiale consuma circa un terzo dei cereali, ma è in grado di produrre 1 chilo di proteine assumendo solo 600 grammi di quelle vegetali. Anche per quanto riguarda l'occupazione del suolo utilizza circa 2,5 miliardi di ettari, di cui l 77% sono praterie in gran parte non coltivabili.
Allevamenti che rappresentano anche un'opportunità per la soluzione climatica, come ha spiegato Frank Mitloehner, Air Quality specialist in Cooperative Extension presso il Dipartimento di Scienze Animali della UC Davis, secondo il quale la chiave di volta è la gestione delle emissioni, soprattutto di metano. "In alcune regioni - ha precisato il docente - l’allevamento può raggiungere la neutralità climatica, ossia il punto in cui non comporta ulteriore riscaldamento". Uno studio delle emissioni di gas serra fa emergere, infatti, che il metano emesso naturalmente dai bovini viene scomposto in atmosfera e riconvertito in CO2 nel giro di 10 anni per poi essere riassorbito dalle piante con la fotosintesi.Quella, invece, prodotta dai combustibili fossili si accumula e permane in atmosfera potenzialmente per mille anni. "Agendo, quindi, sul contenimento delle emissioni di metano dei bovini si opererebbe un effettivo sequestro di carbonio in atmosfera, rendendo la zootecnia un settore attivo nella lotta al cambiamento climatico". La carne, infine, continua a rivestire un’importanza determinante dal punto di vista nutrizionale.
Come ha spiegato Frederic Leroy, professore in Scienza dell’Alimentazione presso la Vrije Universiteit Brussel, è un grave errore evitarla nelle raccomandazioni per un consumo meno impattante per l’ambiente. Il ricercatore in nutrizione Miki Ben-Dor dell’Università di Tel Aviv, infine ha confermato che "gli esseri umani, evolutisi nel Paleolitico come ‘ipercarnivori’, sono ancora adattati a una dieta in cui i lipidi e le proteine, piuttosto che i carboidrati, offrono un contributo importante all'approvvigionamento energetico”.
In collaborazione con:
Assocarni