TORINO - Ogni anno nel mondo a causa del degrado si perdono 12 milioni di ettari di suolo fertile, ed in Italia il 30% delle terre è a rischio. Ma oltre al consumo in quantità occorre anche provvedere alla tutela delle qualità dei diversi suoli, le loro biodiversità, impoverita da prodotti chimici e colture intensive: il 74% dei suoli italiani ha meno del 2% di materiale organico. E' uno dei temi dibattuti a 'Cheese', la kermesse internazionale del comparto lattiero-caseario che si tiene fino a lunedì prossimo a Bra. Slow Food e gli esperti caldeggiano una legge quadro ad hoc. "L'Italia è con la Francia il paese con la maggiore ricchezza in termini di pedodiversità, ossia eterogeneità di tipi di suolo - ha affermato Michele Freppaz, pedologo dell'università di Torino - eppure il nostro paese non ha ancora pensato ad una legge quadro su questo argomento. Il suolo è un patrimonio nazionale, va gestito ed amministrato, e per farlo bisogna conoscerlo".
Per preservare la salute dei suoli, la prima norma è "coltivare in modo conservativo e diversificato, limitare le monocolture ed arginare l'uso indiscriminato della chimica. Ma anche - ha aggiunto Freppaz - riscoprire il ruolo fondamentale dei prati, per esempio quelli di erba medica, che invece l'agricoltura produttivistica ha pressoché eliminato". Queste tecniche - ha spiegato l'esperto dell'ateneo torinese - "favoriscono il riposo dei terreni ed il rilascio di azoto, che contribuisce al ripristino della sostanza organica dei terreni, un bisogno fondamentale se pensiamo che il 74% del territorio italiano contiene meno del 2% di materiale organico".