PARMA - Nel periodo 2008-2016 l'industria alimentare ha brillato nell'export, crescendo a un tasso medio del 4-5% annuo e facendo molto meglio degli altri settori. Penso che fiere come Cibus abbiano contribuito a queste performance".
Lo afferma l'ad di Fiere di Parma, Antonio Cellie, nella due giorni di Cibus Connect, nuovo format fieristico agile e riservato a 400 espositori finalizzato a favorire i contatti con i buyer nazionali ed esteri. "Qui noi volevamo esporre i campioni dell'esportazione - aggiunge Cellie - a Cibus Connect ci sono 400 aziende che rappresentano quasi l'80% dell'export agroalimentare italiano".
"Da tre giorni - continua l'ad di Fiere di Parma - assieme a Ice stiamo accompagnando delegati stranieri, tra cui duecento tornati da Vinitaly, in giro sul territorio e nelle aziende locali. Contribuiamo così a far capire agli importatori e ai retailer internazionali il valore aggiunto del nostro settore in un contesto competitivo e vantaggioso per le nostre aziende, perchè da noi non possono esporre quelle straniere. Difatti Cibus, brand di proprietà paritaria al 50% di Fiere di Parma e Federalimentare, è dedicata solo al made in Italy".
"Sono molto preoccupato dai dazi - conclude Cellie commentando gli scenari protezionistici della Brexit e del'amministrazione Trump - perchè si sta innescando un fenomeno che potrebbe interrompere un ciclo virtuoso che negli ultimi anni ha garantito lo sviluppo del settore alimentare. Se l'industria alimentare, contrariamente al settore industriale italiano che ha perso l'1,2% negli ultimi otto anni, è cresciuta del 20%, lo dobbiamo proprio alle esportazioni che dal 2007 a oggi sono cresciute del 37%".
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Speciale Cibus