ROMA, 26 NOV - In Svizzera il vino piace berlo ma anche produrlo. Con un totale di 2,7 milioni di ettolitri, il paese nel 2018 si colloca al quarto posto nella classifica mondiale per consumo di vino pro capite con 37 ettolitri, come indica un rapporto dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv); sul podio svettano, infatti, il Portogallo (58,8 litri), seguito dalla Francia (50,7) e dall'Italia (44).
Un Paese che ha una storica passione per la qualità del made in Italy. "Se la Svizzera - commenta il direttore del Consorzio di tutela della Valpolicella, Olga Bussinello, citando i dati del Wine Monitor per il Vinitaly - occupa la quarta posizione per l'export del vino italiano, in lieve calo nel 2018 rispetto allo scorso anno, i vini della Valpolicella, con l'Amarone della Valpolicella in testa, spuntano ancora buone soddisfazioni grazie al consumatore finale svizzero che cerca la qualità prima del prezzo".
Quanto alla produzione, la Svizzera ha circa 15mila ettari coltivati a vite che rappresentano appena lo 0,2% della superficie viticola mondiale, ma rivestono un ruolo culturale, sociale, geografico ed economico fondamentale per il Paese. Pur non essendo famosa per le sue bottiglie che vengono consumate per lo più a livello locale, il paese elvetico ha almeno una quarantina di vitigni autoctoni, tra i quali i due più noti sono il Pinot nero e lo Chasselas; quest'ultimo, in particolare, occupa circa il 40% della superficie vitata e si nasconde sotto il nome di Fendant nel Vallese e sotto quello di Gutedel nella regione di Basilea.
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