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L'alloro di Grottammare punta riconoscimento Igp, iter al via

L'alloro di Grottammare punta riconoscimento Igp, iter al via

Aromatico, odore e gusto intenso

ASCOLI PICENO, 18 giugno 2024, 17:01

Redazione ANSA

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L'alloro di Grottammare (Ascoli Piceno) punta all'Igp, riconoscimento del marchio di indicazione geografica protetta che, nelle Marche, tutela nove eccellenze agroalimentari, dal vitellone bianco al ciauscolo, dai maccheroncini di Campofilone alla patata rossa di Colfiorito.
    Odore e gusto intensi, utilizzato per aromatizzare olio ed altre pietanze, il Laurus Nobilis prodotto in questo distretto - tra i primi d'Italia per storia e tradizione - è marchio depositato alla Camera di Commercio delle Marche e riconosciuto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ora cerca la consacrazione a livello comunitario, grazie alla campagna. "Date l'Igp all'alloro di Grottammare" lanciata da Coldiretti Ascoli Fermo e dall'associazione Vivaisti di Grottammare che studiano il dossier da sei anni. Le due associazioni hanno consegnato la domanda di certificazione all'assessore regionale all'Agricoltura, Andrea Maria Antonini, dando il via ad un iter i cui passaggi successivi saranno al Ministero delle Politiche Agricole e quindi a Bruxelles.
    "Nell'Unione Europea - spiega il presidente dell'associazione Vivaisti di Grottammare, Francesco Balestra, vivaista 45enne di Grottammare e presidente della locale associazione Vivaisti - ci sono solo tre Igp riconosciute nel settore florovivaistico: la Gentse Azalea IGP, Belgio 2010, la Szoregi Rozsato IGP, Ungheria 2012 e il Vlaamse Laurier IGP, Belgio 2015, nessuna italiana".
    Il disciplinare prevede una produzione limitata alle provincie di Ascoli Piceno e Fermo, più i comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Colonnella e Controguerra della provincia di Teramo.
    Tra inverni miti ed estati calde ma non afose, in una zona fitoclimatica chiamata, non a caso, "Lauretum freddo", la presenza dell'alloro è antichissima e certificata dai resti fossili che risalgono al Pleistocene medio superiore. La coltivazione ha condizionato anche la toponomastica, con il tratto di statale Adriatica noto per secoli come strada Loreto-Aprutina o via Lauretana percorsa dai pellegrini diretti verso il santuario mariano di Loreto, da Lauretum, bosco di lauri. Anticamente l'alloro veniva impiegato sia come pianta ornamentale sia nelle preparazioni culinarie, decotti digestivi e antisettici naturali, per produrre aromi e oli essenziali o, con l'impiego delle bacche, per la produzione del celebre "Sapone di Aleppo".
    Sono circa 400 le aziende florovivaistiche delle province di Ascoli e Fermo che producono alloro. Il settore vivaistico, in generale, conta in zona circa il 43% delle aziende totali dell'intera regione.
   

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