Per il successo del vino italiano nel
mondo è utile ''pensare artigiano'', il coraggio dei piccoli
produttori capaci di scelte controcorrente, ma anche ''masticare
di più il lusso''. A dirlo, durante l'11/o Forum internazionale
della cultura del vino promosso dalla Luiss e Fondazione
Italiana Sommelier, un produttore simbolo del made in Italy, il
piemontese Angelo Gaja.
''Mio padre - ha spiegato Gaja - mi diceva: chi sa bere vino,
la bevanda che più crea familiarità e celebra gli incontri, sa
vivere. E produrre vino - ha sottolineato - richiede capacità
di confrontarsi e capire il senso del tempo. Servono dieci mesi
di speranze, passione, emergenza per arrivare ogni anno alla
vendemmia. E dopo la raccolta delle uve, l'affinamento in
cantina dei rossi richiede almeno altri quattro anni per
raggiungere la maturazione. Dando valore al tempo, il vino fa
esprimere il produttore, ma andrebbero tutelati i produttori del
pensare artigiano, che non necessariamente solo le Pmi. Piccolo
è utile per l'innovazione, le aziende artigianali hanno spesso
il coraggio di non produrre per il mercato: se va male possono
fallire, ma se va bene sono apripista, e il beneficio è per
tutti. Il nostro mondo del vino ha bisogno del pensare diverso,
delle imprese con tutti contro. Lo dimostra l'esperienza
innovativa di Ferruccio Biondi Santi a cui devono oggi dire
grazie le 280 aziende vinicole di Montalcino. Un'esperienza di
impresa, non a caso ora in mano ai francesi, che insegna a tutti
noi italiani, e toscani in particolare, a 'masticare di più il
lusso'. A noi il lusso talvolta disturba, i francesi dimostrano
invece che c'è una clientela che ricerca i prodotti esclusivi. E
il made in Italy di qualità deve essere anche su quella fascia
di mercato''.
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