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Schenk sposterà la produzione dei vini dealcolati dalla Spagna all'Italia

Schenk sposterà la produzione dei vini dealcolati dalla Spagna all'Italia

Ad Simoni, "scenari interessanti consentiranno nuovi investimenti"

ROMA, 09 gennaio 2025, 18:37

Redazione ANSA

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Schenk Family Italia (© 2021 Pierpaolo Romano All Right Reserved) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Schenk Family Italia (© 2021 Pierpaolo Romano All Right Reserved) - RIPRODUZIONE RISERVATA

- L'altoatesina Schenk Family Italia è pronta a spostare la produzione di vini dealcolati dalla Spagna all'Italia, ora che, con la firma da parte del Ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, del decreto, sarà possibile produrre i vini dealcolati anche in Italia. Lo annuncia Daniele Simoni, Ad di Schenk Family Italia, nel sottolineare che per l'azienda vitivinicola "si apriranno scenari molto interessanti sia sotto il profilo delle economie di scala, che ci permetteranno di investire di più sui mercati per far conoscere questi prodotti, sia per quanto riguarda la flessibilità, la velocità e la sostenibilità di produzione".


    Per l'azienda con sede a Ora (Bolzano), che fino ad oggi ha prodotto tra le 50mila e le 80mila bottiglie di vini e bevande dealcolate in Spagna, commercializzate per il 25% in Italia, questa novità rappresenta l'opportunità di spostare la produzione nella nostra Penisola e accrescere la propria competitività in questa nicchia di mercato. Ad una condizione: "per far crescere realmente il settore in Italia, occorrerà convincere - osserva l'Ad Simoni - anche chi tradizionalmente non consuma vino a scegliere un'alternativa più naturale, come il vino dealcolato, rispetto a bevande più economiche e meno naturali. Sebbene la tecnologia consenta oggi di ottenere vini dealcolati di qualità sempre migliore, la differenza di gusto rispetto ai vini alcolici rimane significativa".


    Intanto alcuni mercati, come quelli della Danimarca, del Belgio, della Germania, della Francia e dei Paesi Bassi, dimostrano una crescente attenzione verso i prodotti a zero alcol, o a bassa gradazione alcolica, con un forte interesse a produrli localmente per essere più competitivi. Per l'Italia, tuttavia, la necessità di esportare il vino per la dealcolizzazione e poi reimportarlo fino ad ora comportava costi e complessità che hanno penalizzato il settore.

    Attualmente, il volume dei vini dealcolizzati rappresenta una quota minima del mercato del vino, pari al 2-3% della produzione totale, fatta eccezione per pochi marchi, e quindi rimane un prodotto di nicchia.
   

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