''La tua pittura ha il colore della terra, sa di creta e di fango, di rugiada all'alba, d'ocre dorate, rossi cupi e silenzi sereni...''. Cosi il poeta spagnolo Raphael Alberti descriveva, richiamando i colori della Tuscia, la pittura di Alessio Paternesi. Una terra nella quale l'artista si è spento ad 85 anni questa notte, alle 4 all'ospedale le Belcolle di Viterbo dove era ricoverato da qualche giorno.
Paternesi, originario di Civita Castellana, da tempo viveva a Viterbo ma a soli 22 anni partecipò all'ottava Quadriennale di Roma. Era noto per le sue opere in tutto il mondo. Tra le più famose la statua "Monumento in ricordo della liberazione di Roma" collocata nel 2006 a piazza Venezia di fronte all'Altare della Patria.
La sua Tuscia gli aveva più volte reso omaggio, come con la grande mostra antologica in occasione dei suoi 80 anni nella cinquecentesca Sala Regia del palazzo dei Priori e prima, quando ne aveva compiuti 70, nel 2007, con un'altra grande antologica.
Lì una selezione di una sessantina di opere tra quadri e sculture tratti dai più importanti cicli narrativi di Paternesi, da quello dei Giardini incantati e dei Giardini di Piero (in omaggio a Piero della Francesca) a Dietro le quinte, ai più recenti lavori dell'artista figurativo con Indovina la Commedia (sulla Divina Commedia) e l'Odissea. Un lavoro che affondava le sue radici nella pittura cinquecentesca e nella scuola romana con uno sguardo sempre fisso all'oltre della metafisica.
"Il mondo interiore cui Alessio Paternesi attinge è quello, concettualmente e psicologicamente da lui stesso lucidamente evocato di Piero della Francesca e della grande arte speculativa, purista e intellettualistica del Rinascimento", scriveva lo storico dell'arte Fulvio Ricci nel saggio critico del catalogo, curato da Beniamino Mechelli, che accompagnava la mostra.
Alessio Paternesi era nato a Civita Castellana, in provincia di Viterbo il 28 ottobre del 1937. Dopo il precoce esordio alla VII Quadriennale di Roma, nel 1962 realizza la sua prima personale che lo proietta immediatamente sul mercato artistico italiano ed internazionale. Negli anni '90, il ritorno nella terra natale, dove torna a dedicarsi alla scultura con le grandi opere ed i monumenti pubblici realizzati negli ultimi dieci anni di attività e ad ampi cicli pittorici come appunto 'I giardini Incantati' , 'Dietro le quinte' , 'I sospettosi Incanti', 'Indovina la Commedia'.
''Chi prende le sue radici in mano può far crescere un albero dalla mano. Se Paternesi reincarna Piero, siamo presenti ad una rinascita per tutti, si può rinascere da qualsiasi pretesto spermatozoico (Ovidio). Chi prende le sue radici in mano tocca tenerlo d'occhio. Io lo tengo d'occhio. E, Alessio, se tu non prendi le tue radici in mano… ti …'matto''', scriveva per lui l'amico Sebastian Matta.
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