PARIGI - Un museo-istituto interamente dedicato al grande scultore e pittore svizzero Alberto Giacometti è stato aperto nei giorni scorsi a Parigi, a pochi passi dalla casa di Montparnasse in cui l’artista abitò e lavorò per trent’anni. Un ulteriore riconoscimento – dopo la recente retrospettiva del Guggenheim Museum di New York e un film biografico – ad un uomo d’arte che visse nella capitale francese nello stesso periodo di Pablo Picasso e di Salvador Dalì ma, diversamente dai suoi contemporanei, fu inizialmente sottovalutato e solo tardivamente riscoperto.
Ora sembra essere giunto il suo momento. Il nuovo museo parigino ospita 350 sculture, 90 dipinti, 2000 disegni di Giacometti, oltre la ricostruzione fedele del minuscolo studio in cui l’artista creava le sue opere.
L’idea di un museo intitolato allo scultore-pittore svizzero era nata alcuni anni fa, quando la direttrice della “Fondazione Giacometti”, Catherine Grenier, vide l’enorme mole di materiale che si era ammassata dal momento della morte dell’artista nel 1966 e che era stata catalogata dalla vedova Annette Giacometti. “È una collezione fantastica e voglio offrire alle persone una conoscenza più approfondita del grande Giacometti”, ha spiegato Grenier alla recente inaugurazione. Il museo sarà anche un istituto che contribuirà alla ricerca creativa per tanti giovani talenti.
Uno dei punti di attrazione è la ricostruzione dello studio-appartamento, in cui Giacometti lavorava, in tutto 24 metri quadri, con gli stessi muri dipinti o ricoperti da progetti e bozze dell’artista. Nel nuovo museo, sono presenti non solo le sculture di uomini e donne filiformi, altissimi e scarnificati, a cui Giacometti deve molta della sua notorietà, ma anche figure mai viste in pubblico, scolpite in creta, bronzo, argilla, troppo delicate per essere trasferite all’estero e che potranno essere ammirate solo a Parigi, nella loro nuova-vecchia casa. Il museo, 340 metri quadri distribuiti su due piani di una palazzina art-decò dei primi del Novecento si trova infatti nella stessa strada del 14/esimo arrondissement, in cui abitava Giacometti. Montparnasse era allora il centro della vita culturale parigina degli anni 50-60. “Volevamo qualcosa vicino al suo studio. Giacometti era molto legato a questa area, e se non stava lavorando alle sue opere, magari si trovava in qualche bar delle vicinanze. Abbiamo voluto ricreare l’atmosfera di un tempo, in una piccola capsula del tempo”, ha aggiunto sulla stampa francese la direttrice Grenier.
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