di Marzia Apice
I celebri sacchi di Gabriele
D'Annunzio pieni di foglie di alloro e decorati da Adolfo De
Carolis col motto "Inclusa est flamma" ("la fiamma è
all'interno") in omaggio a Dante, a stabilire un parallelo tra
la fiamma che ardeva sulla tomba del sommo poeta e la fiamma
perenne che veniva custodita presso il santuario di Apollo a
Delfi; il modello in bronzo del monumento di Dante a Trento,
realizzato da Cesare Zocchi nel 1896; le opere del triestino
Carlo Wostry (1865-1943), dal titolo Dante nella pineta e I
funerali di Dante. E poi alcune firme, di personaggi illustri e
comuni cittadini, lasciate come testimonianza durante la visita
al sepolcro di Dante, tra cui gli autografi di papa Pio IX, che
trascrisse dei versi danteschi ma non lasciò firma, e di
quell'anonima signora fiorentina che chiese perdono al poeta per
espiare la colpa di Firenze, quando, cinque o sei secoli prima,
venne decretato il suo esilio dalla città natale. Sono alcuni
dei pregiati e originalissimi pezzi - tra libri, manifesti,
fotografie, dipinti, manoscritti e oggetti d'arte - che
impreziosiscono la mostra "Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il
Secentenario della morte di Dante", a cura di Benedetto
Gugliotta e organizzata dal Comune di Ravenna, dal MAR - Museo
d'Arte della città di Ravenna e dalla Biblioteca Classense per
celebrare i 700 anni dalla morte del sommo poeta.
La mostra, in apertura l'11 settembre alle 17 presso la
Biblioteca Classense e prima delle tre che compongono il
progetto espositivo "Dante. Gli occhi e la mente" (in programma
da settembre 2020 fino a luglio 2021 presso il MAR, la chiesa di
San Romualdo e la Classense), è a ingresso libero e resterà
allestita fino al 10 gennaio: un'occasione non solo per rendere
omaggio all'incommensurabile valore dell'opera dantesca, ma
anche per ricordare una pagina della storia ufficiale (nazionale
e ravennate), a sua volta legata a tante piccole storie
particolari, ancora poco conosciute.
L'esposizione si configura come un accurato percorso di
documentazione storica, che ha il suo fulcro nella rievocazione
delle celebrazioni nazionali per il VI centenario dantesco del
1921, inaugurate l'anno prima proprio alla Biblioteca Classense
alla presenza dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione
Benedetto Croce. Come documenta la mostra, le celebrazioni del
1921 vennero precedute da altri momenti importanti: nel 1908
furono organizzate per esempio dalla Società Dantesca Italiana
le "Feste dantesche", nel corso delle quali si ritrovarono a
Ravenna rappresentanti di città e territori allora sotto la
sovranità dell'Impero asburgico. Proprio in quell'occasione
nacque la Cerimonia dell'olio, con la città di Firenze che offre
l'olio destinato ad ardere nella tomba di Dante, sempre come
atto simbolico per riparare alla decisione di mandare in esilio
il poeta.
L'esposizione offre anche la possibilità di vedere riuniti per
la prima volta insieme due esemplari (uno della Biblioteca
Classense, l'altro della storica Casa editrice Olschki) della
pregiata edizione celebrativa per i 50 anni dell'Unità d'Italia
e a tiratura limitata (solo 306 esemplari) della Divina
Commedia, accanto al manoscritto autografo del proemio, scritto
da Gabriele D'Annunzio. Infine, tra i pezzi più importanti,
anche il manifesto ufficiale del Secentenario, di grande formato
(cm 200x150) recentemente restaurato ed esposto a Ravenna per la
prima volta dopo il 1921, ottenuto grazie alla collaborazione
con l'Archivio Chini di Lido di Camaiore (LU), custode della
memoria di Galileo Chini (1873-1956), grande interprete italiano
dello stile Liberty.
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