La collezione di cappelli, la pagella
di quarta ginnasio con la quale veniva bocciato senza appello, i
suoi giocattoli, le lettere agli amici, l'amato clarinetto. E
tante, tantissime foto. La mostra itinerante "Lucio Dalla -
Anche se il tempo passa", dopo il debutto a Bologna, arriva a
Roma, all'Ara Pacis, dove rimarrà fino al 6 gennaio 2023, per
spostarsi a Napoli, Pesaro e Milano (e a seguire anche
all'estero).
Una mostra-evento, nel decennale della sua scomparsa, per
omaggiare una delle personalità più influenti nella storia della
musica italiana e - tout court - del Paese, per celebrare il suo
genio umano e musicale. E Roma non dimentica il forte legame che
univa Dalla alla città eterna, dove si trasferì appena 17enne e
dove visse per circa 25 anni fino al 1986. Per scelta, per
amore, per il potere magnetico che aveva su di lui. Roma è città
di incontri (uno su tutti quello con Federico Fellini), di
fermento, di ispirazione (nella sua casa di Trastevere scrisse
La sera dei miracoli).
La musica, ma anche lo stretto rapporto con il cinema (attore
e autore di colonne sonore - indimenticabile quella per
Borotalco di un giovane Carlo Verdone in cerca di affermazione
dopo i primi successi -, ma mai regista), il teatro, la
televisione che lo ha sempre corteggiato per la sua capacità di
bucare lo schermo e attirare attenzione. E la passione per il
mare, il basket, il Bologna calcio.
La mostra racconta il ruolo di Lucio Dalla nel cruciale
passaggio culturale dagli anni Sessanta in poi, la modernità del
suo pensiero, l'eclettismo del suo agire. Cinquant'anni di
storia attraverso materiali spesso inediti: oggetti, documenti,
copertine dei dischi, video, abiti di scena, locandine dei film
suddivise in dieci sezioni.
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